Non si ferma la protesta in Bielorussia contro Alexander Lukashenko, accusato di aver truccato il voto che gli ha conferito il suo sesto mandato presidenziale. Dopo la grande manifestazione di sabato, si sono registrate agitazioni nei principali stabilimenti industriali del Paese, in uno dei quali, la fabbrica di trattori Mtz, Lukashenko ha subito la contestazione dei lavoratori. In sciopero anche alcuni dipendenti delle emittenti radiotelevisive di Stato.
Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha intanto deciso di convocare mercoledì alle 12 una riunione straordinaria dei capi di Stato e di governo Ue "per discutere la situazione in Bielorussia". "Il popolo bielorusso ha il diritto di decidere sul suo futuro e di eleggere liberamente il suo leader. La violenza contro chi protesta è inaccettabile e non puo' essere consentita", scrive Michel su Twitter. Il presidente Usa, Donald Trump, ha parlato di "situazione terribile" e fatto sapere che segue l'evolversi della situazione "molto da vicino".
Thikanovskaya: "Pronta a guidare il Paese"
Da Vilnius, dove si è rifugiata, la candidata dell'opposizione Svetlana Thikanovskaya, si è detta pronta a guidare il Paese. Lukashenko, al potere del 1994, non intende però cedere "sotto la pressione delle proteste della piazza". Visitando lo stabilimento Mtz, il presidente ha aperto a un nuovo voto dopo una "necessaria" riforma della Costituzione da sottoporre a referendum. Lukashenko ha respinto così la principale richiesta dei dimostranti, ovvero una immediata ripetizione delle elezioni all'insegna della trasparenza.
"Non si puo' falsificare l'80% dei voti, ha dichiarato rivolto agli operai, "non vi ho mai tradito e non vi tradirò mai. Mi sembra che viviate una vita calma e quieta. Se mi dimettessi oggi, cosa accadrebbe domani ai vostri salari?". Gli operai non hanno raccolto l'appello e hanno contestato il presidente gridandogli: "Vattene!". Lukashenko ha quindi lasciato, visibilmente irritato, la fabbrica, che era stata nel frattempo circondata da centinaia di manifestanti che sventolavano la bandiera bianca e rossa. Tra loro si è vista Maria Kolesnikova, responsabile della campagna elettorale del candidato alle presidenziali Viktor Babariko. Il banchiere, arrestato nelle scorse settimane, aveva spinto i suoi sostenitori a convergere su Thikanovskaya.
I media locali segnalano agitazioni in tutti i principali giganti industriali, dallo stabilimento petrolchimico Naftan al produttore di potassa per fertilizzanti Belaruskali, dal costruttore di mezzi militari Mzkt al mobilificio Yavid. All'acciaieria Bmz sono state fermate tutte e tre le fornaci e duemila operai hanno firmato un appello nel quale chiedono la convocazione di nuove elezioni seguite da osservatori internazionali e il rilascio di tutti i prigionieri politici. Secondo i canali Telegram dell'opposizione, sarebbero in sciopero anche alcuni ferrovieri.
Assedio alle Tv di Stato
Nel mirino dei manifestanti sembrano essere soprattutto le emittenti radiotelevisive pubbliche. Centinaia di persone hanno raggiunto l'edificio che ospita le redazioni di Ont e Stv. Secondo la testata online Nasha Niva, circa 300 dimostranti stanno intonando il coro "Riprendeteci!". I canali Telegram dell'opposizione mostrano le immagini di una folla di fronte all'entrata dell'edificio che solleva cartelli e sventola bandiere bianche e rosse. Manifestanti anche intorno alla sede di Brtc, i cui dipendenti, riporta Interfax, stanno valutando uno sciopero e sono al momento a colloquio con il presidente del gruppo, Ivan Eismont. Gli operai delle fabbriche avrebbero raggiunto il palazzo e starebbero chiedendo le dimissioni di Eismont.
Astensioni dal lavoro sarebbero in corso, riportano fonti interne, anche alcuni dipendenti di Ont, Stv e Belarus 1, altro network controllato dallo Stato. Gli scioperi stanno costringendo alcuni canali a trasmettere repliche.
A Minsk i dipendenti dell'Accademia delle scienze e di altre istituzioni di ricerca e istruzione hanno poi preso parte a una manifestazione pacifica davanti al Presidium dell'Accademia nazionale delle scienze della Bielorussia.
Il ministero dell'Interno nel frattempo fa sapere che è quasi ultimato il rilascio delle migliaia di manifestanti incarcerati nei giorni successivi al voto. Nelle strutture di detenzione ne rimarrebbero appena 122, comunica il ministero, affermando che sono in corso gli accertamenti promessi sulle violenze commesse dalla polizia durante gli arresti.