AGI - Il discorso della nomination dalla Casa Bianca. Non era mai successo, ma questa è l'era del coronavirus e quello che non era possibile diventa (im)possibile. Dunque Trump farà il suo discorso "su un prato, abbiamo vari prati qui", dalla villa in stile neoclassico al numero 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington D.C., che dal 1800 è la residenza e ufficio esecutivo del Presidente degli Stati Uniti.
Intervista al New York Post, copertina e via con l'idea di fare il 27 agosto il discorso d'accettazione dalla Casa Bianca.
"È un posto fantastico. È un posto che mi fa sentire bene, fa sentire bene il Paese". Naturalmente Trump sottolinea che è "un enorme risparmio sui costi" (logistica, Air Force One, Secret Service, alloggio di tutto il team che lo segue in ogni spostamento, lo staff di un presidente americano che si muove è immenso), ma quello che gli frulla in testa è il messaggio simbolico: vi parlo dalla Casa Bianca e qui resterò altri 4 anni. L'idea ha fatto saltare - ci vuole poco - i nervi ai Democratici che pur indossando la mascherina come la divisa di un guerriero ninja hanno dimenticato che il coronavirus produce conseguenze inattese - e vantaggi politici - anche per Trump, al quale la fantasia non manca.
Dunque Biden e Harris fanno il loro esordio pubblico marciando con la mascherina, in contrapposizione al presidente senza mascherina (o quando capita e allora diventa "patriottica"), dipinto come un "irresponsabile", mentre Trump servirà in tavola il suo discorso dalla Casa Bianca. L'ha detto e messo nero su bianco anche il comitato etico che verifica le regole dell'Hatch Act del 1939 che può farlo. Secondo le regole dell'Hatch Act del 1939 non si può usare un edificio federale per ottenere un proprio beneficio personale (e dunque anche politico), ma la residenza e il prato della Casa Bianca non sono considerati un dominio federale. E i precedenti esistono. Come ricorda il Wall Street Journal, il presidente Jimmy Carter annunciò la sua corsa per il secondo mandato (che non arrivò mai) dalla East Room.
Alternative? Trump potrebbe variare il programma all'ultimo minuto con il piano B: Gettysburg, Pennsylvania, il luogo simbolo della guerra civile americana, il campo di battaglia dove si scontrarono le truppe dell'Unione guidate dal generale George G. Meade e quelle degli Stati Confederati agli ordini del generale Robert E. Lee. Tre giorni di battaglia, dal 1° al 3 luglio del 1863, perdite enormi per entrambi i fronti (tra 46 mila e 51 mila tra morti e feriti), vittoria dell'Unione con l'esercito del Potomac e Abramo Lincoln in trionfo. Il parco di Gettysburg è sotto la tutela e gestione dal National Park Service, anche in questo caso ci sarebbero obiezioni sulla base dell'Hatch Act. Più facile per Trump provare il colpo dalla Casa Bianca.
Perché il luogo del discorso di accettazione è diventato così importante? Le misure contro il coronavirus hanno impedito le classiche convention dei due partiti, tutto sarà virtuale, lo scenario dunque diventa un elemento determinante di uno spettacolo inedito e senza la folla delle campagne presidenziali che è diventata un'iconografia dell'America. La Casa Bianca per Trump è il tocco in più, mentre i Democratici a Milwaukee, nel Wisconsin, dovranno inventarsi qualcosa. Cosa?
Tom Perez, il presidente del comitato nazionale dei Democratici, intervistato dal New York Times, dice che la convention dei dem sarà l'occasione per lanciare il messaggio della riunificazione dell'America, condanna l'idea di Trump di parlare dalla Casa Bianca (solleva l'obiezione sulle regole etiche) o da un luogo carico di storia come Gettysburg, dove c'era Lincoln ma i repubblicani con Trump sono un'altra cosa. Esaurito il copione del "nevertrumpismo", cosa faranno i Dem senza la folla da mostrare? Proietteranno le immagini dell'America, ci saranno luoghi e persone online, la storia di una comunità che si riconosce nei valori di quel partito.
Nel 2016 in Pennsylvania con Hillary Clinton c'erano 50 mila persone, il 17 agosto tutto questo non ci sarà, fine dei giochi, c'è un nuovo inizio. La lista degli speaker non è ancora ufficiale, parleranno gli "Obamas" (Michelle è più attesa di Barack), Elizabeth Warren, Hillary Clinton, Bernie Sanders e altri. Parlerà Alexandria Ocasio-Cortez? E Nancy Pelosi? Come sarà presentato, impacchettato, l'evento dei dem? È un territorio mai visto, senza mappe, un'occasione e una sfida difficile.
La campagna di Biden e Harris finora non esce da quel che ha seminato il coronavirus sul piano elettorale (il vantaggio dem nella corsa presidenziale). La candidata alla vicepresidenza twitta sul collasso dell'economia, parla di diritti delle minoranze e questione razziale, ma la domanda che si pongono gli analisti è se questo tipo di racconto dell'America basterà a vincere, evitare una rimonta (possibile) di Trump, perché agli elettori non sfugge che sul lavoro l'amministrazione Trump prima del coronavirus aveva battuto tutti i record e gli ultimi dati sulle iscrizioni alle liste per i sussidi di disoccupazione sono per la prima volta scesi sotto il milione nell'ultimo fine settimana. Sondaggio dell'Istituto di Politica della Georgetown University:
Il sondaggio è in generale sfavorevole a Trump, ma bisogna guardare cosa sta accadendo soprattutto nel settore dell'economia e proiettare lo scenario futuro per disegnare il trend delle prossime settimane.
L'economia dopo il lockdown ha iniziato a mostrare segni robusti di rimbalzo (conferenza stampa alla Casa Bianca e raffica di tweet di Trump), l'indice S&P 500 ha sfiorato di nuovo i valori massimi, la ripresa è in corso e l'argomento della catastrofe economica già a settembre rischia di diventare un boomerang per i dem. Lo scenario potrebbe anche peggiorare e trasformare la corsa di Biden-Harris in una vittoria a valanga, ma confidare nell'effetto coronavirus e imbastire un racconto monocorde e sempre negativo è un'impresa ad alto rischio, potrebbe condurre alla dissipazione del capitale di consenso che finora ha accumulato Biden senza fare troppi sforzi.
Biden ha scelto la candidata più energica e preparata, ma con i limiti che conosciamo: è un senatore della California, uno Stato non scalabile dai repubblicani, non aggiunge i voti di uno Stato in bilico (nel 1960 John Fitzgerald Kennedy conquistò la Casa Bianca grazie alla scelta di Lyndon Johnson che gli assicurò la vittoria in Texas e alcuni Stati del Sud), non era la concorrente più forte alle primarie in termini di consenso (è uscita dalla corsa in dicembre), ha attaccato duramente il vicepresidente nei dibattiti, copre egregiamente l'ala sinistra del partito ma, essendo nella fase retorica ben più svelta e efficace di Biden, ne sposta il messaggio finale da una posizione centrista a una fortemente progressista. L'alchimia tra i due, per ora, vede prevalere gli elementi di Kamala e non di Joe.
Il vantaggio di Biden nella media di Real Clear Politics è di 7.4 punti.
Partita chiusa? No. Guardate questa tabellina:
Come ha spiegato Nate Silver su FiveThirtyEight, a questo punto tutto è ancora possibile: "Tre candidati in vantaggio nei sondaggi nazionali in questo periodo — Michael Dukakis nel 1988, George W. Bush nel 2000, e John Kerry nel 2004 — non vinsero il voto popolare. Bush consumò il suo vantaggio di 10 punti, che è più largo dell'attuale vantaggio di Biden (e per sua fortuna Bush vinse nel voto dell'Electoral College). In altri casi, i sondaggi a questo punto "chiamano" correttamente il vincitore, ma i margini sono ben lontani. Jimmy Carter alla fine ha battuto Gerald Ford di soli 2,1 punti percentuali - non i 26,6 punti di vantaggio che aveva a questo punto della campagna. Bill Clinton ha vinto per 5,6 punti - non di 20,1 punti. E Barack Obama ha ottenuto nel 2008 una vittoria molto più importante di quanto previsto dai sondaggi a questo punto". Tutto chiaro, la corsa è aperta.
Ecco perché puntare tutto sul coronavirus è un limite e lo storytelling dell'America del razzismo e dei diritti negati funziona tra le fasce di popolazione in progress, nei grandi centri urbani, sulle coste, nelle cittadine del "buen retiro" delle classi colte, ma il paese è un altro, non è Santa Fe, né San Francisco, Los Angeles, Boston, Seattle e l'eterno sogno della Grande Mela Democratica, New York.
Kamala Harris è una gran combattente, ma questa energia senza una direzione, una rotta, un programma politico ampio - davvero inclusivo, senza il "noi" contrapposto al "voi", che fu il problema della presidenza di Obama - rischia di essere sprecata. La coppia dem (dove è chiaramente lei quella destinata a guidare) non parla all'uomo bianco che ha votato Trump, agli ispanici degli Stati al confine con il Messico che non vogliono altra immigrazione, agli imprenditori grandi e piccoli che devono far ripartire il business, alla grande industria che in America non è solo quella della Silicon Valley. Biden e Harris sono ancora fermi al "noi" e "voi", con una differenza sostanziale: nessuno dei due ha il carisma e la classe di Obama.
I repubblicani giocheranno le stesse carte digitali? Dovevano riunirsi in massa a Charlotte, in North Carolina (buco nell'acqua), puntavano su un grande evento a Jacksonville, in Florida (altro buco nell'acqua). Si torna a Charlotte in soli 300, dal 25 al 28 agosto, anche la convention repubblicana sarà virtuale, domina il coronavirus. Che cosa inventeranno? Si sa poco, tutto ruota intorno a Trump e alla strategia del suo team elettorale
Il presidente conosce le regole dello spettacolo, è imprevedibile (pregio e difetto), la convention online ne limita le possibilità e così dal suo cilindro è uscita l'idea di parlare dalla Casa Bianca. Cosa dirà? Nel 2016 Trump aveva la grande occasione di presentarsi come l'outsider, l'uomo che doveva prosciugare "the swamp", la palude di Washington. Quattro anni dopo, Trump è il presidente uscente (o rientrante), egli fa parte dell'establishment, recitare la parte del "maverick", dell'anticonformista, del dissidente, del cane sciolto, è impossibile. Dovrebbe dire cosa farà nel secondo mandato e lo dirà, ma in contrapposizione netta alla coppia Biden-Harris. Fox News ha rivelato che il tema sarà quello della "grandezza della storia americana", una scelta precisa, in aperto contrasto con il messaggio dei democratici sul declino dell'impero. L'idea della Casa Bianca e di Gettysburg fa andare al loro posto le tessere del mosaico, è la scena giusta per questo tipo di sceneggiatura.
Trump punta sull'economia, anche questo va in contrasto con la narrazione da Armageddon di Biden e Harris. Una conferenza stampa alla Casa Bianca e 6 tweet con relativi grafici sulla ripresa dell'economia e il lancio di un video sulla riapertura e il "boom" sono eloquenti, il racconto si basa su tre "erre", una ripresa della dottrina sulla costruzione di uno Stato: "Renewing", "Restoring", "Rebuilding" e un finale da Broadway: "And the best is yet to come", il meglio deve ancora arrivare. Il video a meno di 24 ore dal lancio ha 1,2 milioni di visualizzazioni.
La campagna repubblicana è sul "fare", sul "Made in America", il programma della convention secondo Fox News avrà ogni giorno la sua "Terra": della promessa, dell'opportunità, degli eroi e della grandezza. La corsa alla Casa Bianca è il contrasto di queste visioni, una terra di opposti che non si incontrano mai, il racconto dem del disastro di un paese trumpiano, la narrazione del successo dell'America guidata dal presidente. Chi vincerà?
Il resto è cronaca, il giorno dopo giorno in cui bisogna stare in campo e schiacciare tutte le palle. Così Trump mette a segno un colpo di politica estera importante, è il mediatore di uno storico accordo tra Israele e Emirati Arabi Uniti, conferma di aver giocato bene una partita lunga con Gerusalemme e l'Arabia Saudita, nella logica del contenimento dell'Iran (e della Turchia) e nel tentativo - per quanto possibile in quell'area del mondo - di separare i gruppi armati dalle élite politiche. Ma non sarà questo a dargli l'energia per recuperare il distacco, la politica estera non è il primo punto nell'agenda degli elettori americani, secondo l'ultimo sondaggio di Pew Research (13 agosto), questa è la lista delle priorità per gli elettori americani:
La politica estera è al sesto posto, al primo c'è l'economia (79% degli intervistati, prima spia rossa accesa), seguita dalla Sanità, dalle nomine alla Corte Suprema (l'altro giocatore invisibile presente in queste elezioni), il coronavirus (seconda spia rossa accesa, non è al primo posto e questo dovrebbe essere visibile sul radar dei Democratici), la criminalità. L'America vota con il portafoglio in mano, il resto viene dopo, molto dopo.
Sorprese? Ci saranno. Trump è il "Commander in Chief", probabilmente farà un annuncio ufficiale sul dimezzamento delle truppe in Afghanistan (ci sono problemi con il capo del Pentagono Mark Esper, ma lo stesso segretario alla Difesa ha anticipato il taglio delle truppe qualche giorno fa), gli ordini esecutivi sull'economia e l'immigrazione sono un pulsante sulla scrivania del presidente. Un accordo con la Cina sul commercio è sempre possibile (si terrà domani, 15 agosto, il nuovo vertice sulla Fase 1, in videoconferenza ci saranno il rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Robert Lighthizer, e il vice premier cinese Liu He), nonostante la tensione sia alta e Richard Haass, presidente del Council on Foreign Relations, scriva su "Project Syndicate" che "la buona notizia è che la guerra fredda con la Cina non è inevitabile, quella cattiva è che le possibilità di una seconda guerra fredda siano più alte oggi di quanto lo fossero un mese fa".
Attenzione alle mosse del segretario della Giustizia, William Barr. Ci saranno novità sul fronte della contro-inchiesta sulle origini del Russia-gate. Barr in un'intervista su Fox News ha detto che sono in arrivo importanti elementi sull'inchiesta condotta da John Durham. "Non farà tremare la terra", ha detto Barr, ma arriveranno fatti nuovi su quel che è successo nella campagna presidenziale del 2016 e all'inizio della presidenza Trump nel 2017. "Ci saranno sviluppi, significativi sviluppi, prima del voto". Contro-inchiesta a orologeria? Questo lo diranno certamente i democratici, Barr anticipa la tempesta: "Ciò che detta i tempi sono gli sviluppi del caso". Viene in mente una frase di Mark Twain: "Con l'opportuna ambiguità risolveremo tutti i vostri problemi".