"Una guerra nel Mar Egeo significherebbe la fine della Nato e spingerebbe la Turchia definitivamente nell'orbita russa". Non ha dubbi Cem Gurdeniz, che nella Marina turca ha rivestito il grado di contrammiraglio ed ora dirige il centro studi marittimi della Koc University. Laico, nazionalista, in un'intervista all'AGI specifica subito che la dottrina da lui teorizzata della "Patria blu" (Mavi Vatan in turco) non ha nulla a che vedere con l'Islam e con il partito Akp al potere del presidente Recep Tayyip Erdogan, che però ne trae ispirazione per le proprie politiche.
La teoria della Patria blu
"Mavi Vatan descrive il ritorno della Turchia al mare, l'unione tra Anatolia e Mediterraneo orientale, si tratta di una dottrina con cui la Turchia persegue i propri diritti nel Mediterraneo", specifica l'ammiraglio. Un ritorno di ottomana memoria, per realizzare il quale la Turchia si trova da sola contro Grecia, Egitto, Israele, Cipro, Usa e Ue, secondo Gurdeniz "esattamente come a Sevres nel 1920", quando l'impero ottomano fu smembrato per volere delle altre potenze in gioco.
"Oggi come allora la Turchia si trova da sola a combattere per la propria mappa. In passato l'obiettivo delle potenze occidentali era quello di rinchiudere la Turchia nei confini anatolici, ma ora i tempi sono cambiati e dal 2002 che Mavi Vatan ci consente di farci valere, attraverso la diplomazia delle navi da guerra e delle trivelle".
Dopo alcuni giorni di quiete, seguiti all'annuncio di Erdogan di sospendere le trivellazioni nel Mediterraneo (su pressione della Germania), la situazione è nuovamente precipitata con l'accordo sulla giurisdizione marittima tra Grecia ed Egitto, siglato in risposta all'intesa dello scorso novembre tra Ankara e Tripoli. Tuttavia l'ammiraglio Gurdeniz ha le idee chiare sulla validità dell'accordo greco-egiziano.
"La Grecia vive nel mondo dei sogni. Un confine marittimo tra Grecia ed Egitto è impensabile, contrario al diritto internazionale marittimo. Il Cairo non è un interlocutore della Grecia perché non ci sono isole greche che guardano verso le coste egiziane e le sentenze delle corti internazionali sono chiare".
"Gli Usa usano la Grecia come sicario"
Tuttavia le polemiche tra Ankara e Atene sono all'ordine del giorno. "Da un lato vediamo la violenza con cui la Grecia respinge i migranti, in chiara violazione del diritto marittimo, dall'altro assistiamo a continui tentativi di Atene di usurpare i diritti della Turchia, grazie al sostegno di altre potenze come gli Usa, che usano la Grecia come sicario per colpire la Turchia", afferma Gurdeniz, in riferimento alla disputa sulla piattaforma continentale.
"La Grecia è andata nel panico dopo l'accordo con la Libia. Atene non ha mai reso nota la propria piattaforma continentale e ora pretende di estenderne la superficie per 50 mila km quadrati per Castellorizo, un'isola di pochi km quadrati distante 580 km dalla Grecia e due km dalla costa turca. Ankara non farà alcun passo indietro ed è pronta a mettere in campo la propria marina militare. Sia chiaro a Usa e Ue".
La questione cipriota
Madre di tutte le dispute nel Mediterraneo orientale rimane però la questione di Cipro, crisi che va avanti dal 1974, su cui Gurdeniz ha le idee chiarissime."Se la Turchia avesse voluto avrebbe preso il controllo di tutta l'isola in pochi giorni. Ora l'unica soluzione è quella di due Stati indipendenti, il federalismo condurrebbe inevitabilmente al conflitto, ma il primo fondamentale passo è che Cipro greca riconosca i diritti della parte turca dell'isola e la coinvolga nella gestione dei proventi delle risorse energetiche, invece di agire di nascosto utilizzandole solo a proprio beneficio".
Secondo l'ammiraglio le parti devono riavvicinarsi il prima possibile, perché un conflitto finirebbe inevitabilmente per coinvolgere interessi russi. "Il 75% dei proventi russi derivanti dal commercio marittimo passano dall'Egeo e un conflitto tra Turchia e Grecia spingerebbe definitivamente Ankara nell'orbita russa con gli Usa che perderebbero le proprie basi in Anatolia, la fine della Nato".