AGI - "La polizia militare mi ha arrestato nello svolgimento delle mie attività, mi ha ammassato in una cella, senza cibo e con poca acqua per 60 ore" e grazie al "gran bel lavoro" dell'ambasciata italiana in Bielorussia, "sono stato liberato". È il racconto del giornalista freelance italiano, Claudio Locatelli, fermato nei giorni scorsi a Minsk dalla polizia, durante gli scontri con i manifestanti che stanno contestando i risultati delle presidenziali che il 9 agosto, tra accuse di brogli, hanno consegnato il sesto mandato ad Aleksandr Lukashenko.
In un video su Facebook, Locatelli - che si definisce 'giornalista combattente' e ha un'esperienza a fianco dei curdi contro l'Isis nel Nord della Siria - dice di stare "bene e al sicuro" all'ambasciata d'Italia a Minsk, in attesa di rientrare. "La situazione fuori è altamente drammatica", continua il reporter, "dei dettagli del mio arresto ne parleremo quando arrivo in Italia". Locatelli dovrebbe fare rientro col primo volo disponibile.
A quanto si apprende dall'ambasciata a Minsk, Locatelli era arrivato in Bielorussia il 4 agosto per partecipare alla gara sportiva 'Bison Race', con altri tre amici italiani, rientrati ieri. Domenica sera, mentre i suoi amici sono tornati in albergo, il giornalista è andato a vedere le proteste scoppiate in modo spontaneo in città, dopo l'annuncio degli exit poll e lì è stato arrestato, con l'accusa di 'partecipazione a manifestazione non autorizzata', per la quale il codice amministrativo bielorusso prevede fino a 15 giorni di detenzione.
Locatelli è riuscito subito a contattare l'ambasciata a Minsk, che si è mossa ai massimi livelli, di concerto con la Farnesina e questa mattina il giornalista è stato liberato; ora si trova ospite nella residente dell'ambasciatore Baldi e farà ritorno domani mattina col primo volo per Milano. Per recarsi in Bielorussia e lavorare da giornalista serve un apposito visto e accredito; molti reporter occidentali hanno lamentato di non essere riusciti ad ottenerlo.