AGI - Il premier libanese, Hassan Diab, ha annunciato, in diretta televisiva, le dimissioni in blocco del suo governo, sotto la crescente pressione della piazza che incolpa la classe dirigente dell'immane disastro al porto di Beirut, dove martedì due esplosioni hanno ucciso 164 persone e ferite oltre 6 mila.
"Oggi facciamo un passo indietro per dare ascolto al popolo e alle sue richieste di identificare i responsabili di questa tragedia", ha dichiarato il primo ministro, difendendo l'operato del suo governo e puntando il dito contro la classe politica tradizionale in cui,a suo dire, sono presenti "soggetti contrari al cambiamento". "Hanno cercato di incolpare il governo del collasso economico e del debito", è stato il suo affondo, "abbiamo combattuto con onore, ma eravamo soli contro di loro. Hanno usato tutte le armi in loro possesso, come la falsificazione della verità".
Breve storia del governo Diab
Salito al potere sull'onda delle proteste di ottobre e rimasto in carica meno di otto mesi, Diab ha fatto un duro j'accuse contro "il sistema di corruzione che si è diffuso all'interno dello Stato", provando a prenderne le distanze. "Mi sono reso conto che questo sistema di corruttela è più grande dello Stato che, non è riuscito a combatterlo", ha continuato, "e l'esplosione a Beirut è il risultato di questa corruzione endemica".
La decisione - ampiamente attesa dopo le dimissioni nelle ultime 48 ore di quattro ministri - arriva nel mezzo di una massiccia ondata d'indignazione popolare contro l'élite politica libanese dopo la devastante esplosione di un magazzino con 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, stoccato da anni nel porto della capitale senza misure di sicurezza.
La catastrofe - che il patriarca maronita Rai non ha esitato a definito "crimine contro l'umanità" - ha segnato una nuova svolta nel movimento che da più di nove mesi chiede l'uscita di scena dell'intera élite politica per la grave crisi economica in cui versa il Paese.
Sabato, Diab aveva annunciato elezioni anticipate, ma la mossa non è servita a placare la piazza: si sono registrati nuovi scontri tra manifestanti e polizia nel centro di Beirut, con le forze dell'ordine che hanno sigillato l'area intorno al Parlamento e hanno sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere la folla, che tentava l'assalto.
L'esplosione investe il Parlamento
L'onda d'urto dell'esplosione ha metaforicamente travolto anche il Parlamento, dove 10 dei 128 deputati hanno presentato le dimissioni. Dopo il discorso alla nazione, in cui ha detto di volersi "mettere al fianco del popolo per combattere insieme e assicurare che ci posa essere una risposta nazionale", Diab si è recato al palazzo di Baadba per rassegnare le dimissioni nelle mani del presidente, Michel Aoun, che le ha accettate. In attesa della formazione di un nuovo esecutivo, quello dimissionario sarà responsabile della gestione degli affari correnti.
Fuochi d'artificio e colpi d'arma da fuoco a Beirut hanno accolto l'annuncio delle dimissioni. Si tratta del secondo governo che il movimento di protesta riesce a far cadere. Lo scorso ottobre, a lasciare la sua carica era stato l'allora primo ministro, Saad Hariri.