AGI - E' molto dura la reazione di Pechino alla decisione della Germania di sospendere l'accordo di estradizione con la Cina, decisione presa dopo il rinvio delle elezioni a Hong Kong.
Come riferiscono i media tedeschi, è stata l'ambasciata cinese a Berlino a diffondere una nota in cui si definisce la sospensione "una seria violazione del diritto internazionale" nonché una forma di ingerenza "negli affari interni" della Cina.
"Respingiamo con forza" il provvedimento tedesco "e ci riserviamo il diritto di procedere a ulteriori reazioni", afferma ancora la nota.
Pechino mostra anche di non aver gradito quelle che definisce le "erratiche esternazioni" del ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, che in seguito al rinvio del voto a Hong Kong aveva ribadito che la Germania si aspetta "che la Cina rispetti i propri doveri in quanto a diritto internazionale", dei quali fa parte anche la concessione di elezioni "libere ed eque" a Hong Kong.
Nella dichiarazione dell'ambasciata si definisce, al contrario, "ragionevole" la decisione di rinviare il voto nell'ex colonia britannica a causa della pandemia da coronavirus, dato che sarebbe volta a "proteggere la vita e la salute" degli abitanti di Hong Kong.
Il tema dei rapporti tra la Germania e la Cina è al centro di un dibattito molto acceso a Berlino, che gli ultimi sviluppi hongkonghesi non hanno fatto che esacerbare ancora di più. La presidente della Commissione per diritti umani del Bundestag, la liberale Gyde Jensen, ha chiesto al governo guidato da Angela Merkel "di aumentare in maniera chiara la pressione sulla Cina, se vuole che la situazione inizi finalmente a cambiare".
Allo scopo, aggiunge l'esponente dell'Fdp, l'esecutivo dovrebbe utilizzare l'occasione fornita dal semestre di presidenza Ue a guida tedesca a valutare la possibilità di sanzioni "ad personas" nei confronti dei leader cinesi. Non solo: Jensen chiede anche di annullare del tutto il vertice tra Unione europea e Cina, già rinviata a causa della pandemia da coronavirus.
Un'ulteriore patata bollente per la cancelliera Angela Merkel, che poche settimane fa davanti al Bundestag, non aveva mancato di definire Pechino "un partner strategico".