Il caso dei politici indipendentisti catalani, spiati dai servizi segreti tramite un software installato sui loro telefoni, agita il governo spagnolo. Le rivelazioni aprono un problema che "non è solo giudiziario ma è per me politico", ha dichiarato il vicepremier spagnolo e leader di Podemos, Pablo Iglesias, in un'intervista al 'Guardian', che insieme a 'El Pais' ha condotto l'inchiesta che ha portato alla luce la vicenda.
Lo spyware incriminato, Pegasus, eèprodotto dalla società israeliana Nso Group e viene venduto solo a governi che vogliano impiegarlo per finalità antiterrorismo. La responsabilità politica dell'iniziativa sarebbe quindi dell'attuale premier socialista Pedro Sanchez, alla guida di un governo di minoranza ai tempi delle attività di spionaggio, che si sarebbero concentrate nelle settimane precedenti le inconcludenti elezioni parlamantari del maggio 2019. Tra i politici spiati, vi sono il presidente del parlamento di Barcellona, Roger Torrent, e l'ex ministro degli Esteri regionale catalano, Ernest Maragall. Entrambi hanno annunciato che agiranno legalmente contro Felix Sanz Roldan, che all'epoca dei fatti era il direttore del Cni, l'intelligence spagnola.
Iglesias chiede ora una commissione d'inchiesta su quanto ha definito una "pratica inaccettabile in una democrazia". Il ministro della Giustizia, Juan Carlos Campos, ha parlato di una "questione molto seria" che va "investigata", laddove lunedì scorso il ministero dell'Interno aveva negato qualsiasi contatto con Nso Group. Quel che è certo è che, se Sanchez venisse considerato corresponsabile al termine delle indagini, il destino del suo governo potrebbe essere segnato.
L'esecutivo si regge sull'appoggio esterno di 5 deputati indipendentisti baschi e di 13 deputati dell'Erc, la sinistra indipendentista catalana, ovvero il partito di Torrent e Marragall. Se costoro decidessero di sfilarsi, Sanchez non avrebbe più i numeri per governare. La coalizione tra il Psoe e Podemos ha infatti 167 voti alla camera, dove la maggioranza assoluta è a quota 176. E, senza i catalani, i baschi non basterebbero.