E' braccio di ferro tra l'Egitto e la Turchia sulla Libia e il rischio è che diventi una vera e propria guerra per procura. Il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ha incontrato ieri i capi tribù della Cirenaica e ha assicurato che "l'Egitto non rimarrà inerte nel conflitto libico di fronte alla 'minaccia diretta' alla sicurezza nazionale".
Da parte loro, i leader tribali gli hanno dato il mandato di intervenire in Libia in caso di una spinta verso Est da parte delle forze governative di Tripoli. E si tratta del terzo disco verde che arriva dalla Cirenaica, dopo quelli del Parlamento di Tobruk e dell'Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar che ormai non può nulla contro l'offensiva del Governo di accordo nazionale della capitale, guidata dalla Turchia.
Proprio da Ankara arriva l'ammonimento del presidente Recep Tayyip Erdogan che ha definito i passi di Egitto e Emirati Arabi (l'altro sponsor di Haftar) "illegali e inaccettabili". "Continueremo a tenere fede a tutte le responsabilità che ci siamo presi. Non lasceremo soli i nostri fratelli libici, perché le nostre relazioni con la Libia sono vecchie di 500 anni. Siamo un governo legittimo che combatte contro i golpisti", ha rincarato il capo di Stato turco che ora non esclude "un nuovo accordo con Tripoli sulla base del vecchio accordo di Skhirat".
Il fronte decisivo resta quello di Sirte, a metà strada tra Tripolitania e Cirenaica e da anni sotto il controllo del sedicente esercito di Haftar. Ora ha alle sue porte ci sono le milizie della capitale, forti del sostegno turco dopo aver cacciato tutti gli uomini di Haftar da Tripoli che aveva tentato una fallimentare offensiva nell'aprile 2019. L'eventuale avanzata su Sirte, potrebbe innescare un interventi militare dell'Egitto che - ha avvertito - la considera la linea rossa da non oltrepassare. Per il Governo di accordo nazionale si è tratta di una "dichiarazione di guerra".
In una dichiarazione rilasciata nella notte tra lunedì e martedì, il Parlamento di Tobruk, braccio legislativo del maresciallo Haftar, si è detto d'accordo sull'intervento dell'esercito egiziano in caso di minaccia alla sicurezza delle due nazioni. Il giorno dopo, ha confermato il benestare anche il portavoce dell'Esercito di Haftar, Ahmed al Mismari.