AGI - La Cina ha lanciato una nuova task force per il mantenimento della stabilità politica e sociale che prende di mira “tutti i tipi di infiltrazione, sovversione, sabotaggio, attività terroristiche violente, di separatismo etnico e attività religiose estreme”.
La mossa, citata dai media statali, appare l’ultima, in ordine di tempo, per contrastare il dissenso, e giunge a pochi giorni dall’approvazione della criticata legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, già in vigore nell’ex colonia britannica. Compito della nuova task force sarà quello di salvaguardare il sistema politico cinese, secondo quanto emerso dalla prima riunione dell’organo, presieduta dal vice segretario generale della Commissione per gli Affari Politici e Legali del Comitato Centrale del Pcc, l’organo a base più larga del partito, Lei Dongsheng.
“La sicurezza politica è collegata alla sicurezza nazionale e al benessere della popolazione”, spiega una nota emessa al termine dell’incontro. “Proteggere la sicurezza del sistema politico” e “salvaguardare la sicurezza del regime” devono essere le priorità dei suoi membri, a fronte della “situazione globale in cambiamento”, che comprende sia lo sviluppo della pandemia di Covid-19, sia le critiche piovute sulla Cina dopo l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong.
La nuova task force giunge anche in un momento di crescenti tensioni in molteplici campi sia con gli Stati Uniti, che con altri Paesi, come il Canada, l’Australia e più recentemente l’India, e in un momento di rapporti segnati da forti divergenze con l’Unione Europea.
La task force fa parte di un gruppo di coordinamento chiamato “costruire una Cina pacifica”, istituito ad aprile scorso sotto la guida di Guo Shengkun, membro del Politburo del Partito Comunista Cinese e principale funzionario responsabile per l’applicazione della legge. Il nuovo organo è diviso in due gruppi: il primo si occuperà del mantenimento della stabilità sociale, mentre il secondo servirà al contenimento dei rischi a livello locale.