“Deferente” nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, del collega turco, Recep Erdogan, e del principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman; “impreparato”, “deludente” sui temi di politica internazionale, pronto a definire “stupida” la cancelliera tedesca Angela Merkel, il dittatore nordcoreano Kim "un genio" e “debole” l'allora premier britannica Theresa May. E’ quanto emergerebbe dal contenuto di centinaia telefonate altamente riservate tra il presidente Usa e vari leader stranieri, secondo quanto rivelato da Carl Bernstein, giornalista oggi collaboratore della Cnn e autore nel 1972, insieme all'allora collega del Washington Post, Bob Woodward, dell'inchiesta che svelò lo scandalo Watergate, culiminato con le dimissioni del presidente Richard Nixon.
Trump, sostiene il giornalista, era costantemente impreparato nelle discussioni sulle questioni serie, così spesso superato nelle sue conversazioni con leader potenti come Putin e Erdogan, e così aggressivo verso i leader dei principali alleati Usa, che le telefonate hanno contribuito a convincere alcuni alti dirigenti degli Stati Uniti - tra cui i suoi ex segretari di Stato e alla Difesa, due consiglieri per la sicurezza nazionale e il suo capo di stato maggiore di lunga data - che il presidente stesso rappresentava un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti, secondo i funzionari della Casa Bianca e dell'intelligence a conoscenza del contenuto delle conversazioni.
Nel corso delle telefonate con Putin, Trump avrebbe espresso il “desiderio di lasciare l’Afghanistan”, ma senza mai citare il caso delle supposte ricompense pagate da Mosca ai talebani per uccidere soldati americani. Dalle telefonate sarebbero emersi inoltre i “grandi complimenti” che Trump aveva fatto al dittatore nordcoreano Kim Jong Un, definendolo “genio”, in contrasto con il termine “idiota” usato con i suoi predecessori alla Casa Bianca, da George W. Bush a Barack Obama.