AGI - Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, guarda oltre la guerra in Libia e pensa alla ricostruzione del Paese dilaniato da ormai dieci anni di violenti scontri interni. "E' nostro interesse evitare due prospettive ugualmente rischiose: da una parte un'escalation militare con interventi diretti di attori esterni, dall'altra un congelamento della situazione che si traduca in una spartizione di fatto del Paese", ha dichiarato Di Maio in Parlamento, dove oggi è stato impegnato con due interventi, al Senato per il Question time e alla Camera davanti alle commissioni congiunte Difesa ed Esteri di entrambi i rami sulle "missioni internazionali".
Diventa quindi "indispensabile intensificare l'azione diplomatica per indurre le parti libiche a fermare le ostilità e concludere un accordo di cessate il fuoco duraturo sulla base della bozza elaborata dalla missione dell'Onu".
Nella sua visita di ieri a Tripoli, il ministro degli Esteri ha espresso al presidente del Governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj, al ministro dell'Interno Fathi Bashagha e degli Esteri Taher Siala "la preoccupazione che la contesa per il controllo di Sirte, considerata irrinunciabile da entrambe le parti, conduca a una escalation militare con l'intervento diretto di attori esterni. Che invece di una tregua si giunga ad un congelamento del conflitto, una divisione di fatto del Paese". Oggi la Turchia ha annunciato che il governo libico ha chiesto ad Haftar di abbandonare Sirte e al Jufrah per riprendere i negoziati.
Così come ha riferito al premier libico della recente missione ad Ankara. "Serraj ha riconosciuto l'importanza del ruolo turco per la Libia ma ha sottolineato con convinzione che l'Italia resta un partner insostituibile", ha assicurato Di Maio in Senato. "Una testimonianza che credo premi il nostro lavoro di mediazione ed equilibrio come Paese".
Riaffermato il ruolo italiano nella diplomazia per risolvere la crisi libica, il capo della Farnesina punta al maggior coinvolgimento dell'Europa. "La Libia per noi sì una questione di sicurezza nazionale ma riguarda la sicurezza di tutta l'Unione europea", ha spiegato. "E a tal proposito ci faremo promotori di un grande piano europeo di ricostruzione della Libia e il rafforzamento delle sue istituzioni perché riteniamo essenziale che proprio dall'Europa arrivi un segnale chiaro e incisivo nei confronti del popolo libico". "Ne parlerò a breve con l'Alto rappresentante Borrell e con la Commissione europea. L'Europa può e deve contribuire alla rinascita di un Paese cruciale per la stabilità del Mediterraneo".
Viene inoltre giudicato "positivo" il "rinnovato interesse statunitense" per il dossier libico. "La recente missione sul terreno dell'ambasciatore americano in Libia, Norland, e del comandante di Africom è indice di preoccupazione e rinnovato interesse degli Stati Uniti per la crisi libica. Un segnale che giudichiamo positivo", ha affermato Di Maio davanti alle commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato.
"Non a caso, proprio di recente, in occasione della mia ultima telefonata con il segretario di Stato, Mike Pompeo, ho rinnovato l'auspicio italiano di un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti. Washington ha forte influenza sui contendenti: sia sulla Turchia che sull'Egitto. E ovviamente può fare la differenza", ha aggiunto. Una richiesta agli Usa di giocare un ruolo guida nella crisi arriva dalla Turchia, che oggi è tornata ad attaccare la Francia, che, ha accusato il portavoce della presidenza, "sostenendo che Haftar, gioca col caos e col fuoco e danneggia la Libia".