AGI – Il famoso diamante Hope conservato nello Smithsonian e i gioielli della corona inglese potrebbero essere originari di un punto molto profondo, fino a tre volte più internamente rispetto alla maggior parte dei diamanti. Questo è quanto emerge da uno studio presentato durante la conferenza Goldschmidt dagli esperti del Gemological Institute of America (GIA), che ha esaminato i diamanti di grandi dimensioni scoprendo che potrebbero provenire dal mantello inferiore.
“I diamanti di questo tipo, come Cullinan, uno dei gioielli della corona inglese, o Hope, noto anche come blu di Francia, potrebbero formarsi in una zona all’interno del mantello compresa tra i 360 e i 750 km di profondità”, spiega Evan Smith, del Gemological Institute of America.
“I diamanti si formano con l’alta pressione nel mantello terrestre, lo strato intermedio tra la crosta superficiale e il nucleo centrale. La maggior parte di queste gemme deriva da una zona a circa 150-200 km di profondità, la rarità della pietra dipende in genere dalla sua zona di origine”, continua il ricercatore, aggiungendo che la classificazione dei diamanti dipende anche dall’elemento che contengono. “Il blu di Francia, ad esempio, è considerato un diamante di tipo IIb, e contiene boro, che provoca la caratteristica sfumatura blu.
Grazie alle nostre analisi abbiamo identificato la presenza di bridgmanite ( silicato di ferro magnesio ) in alcuni di questi diamanti, il che è molto significativo, perché si tratta di un minerale situato nelle profondità della Terra”, precisa Wuyi Wang, collega e coautore di Smith, specificando che la bridgmanite non esiste nel mantello superiore o in superficie, ma solo a una profondità minima di 660 km. “Abbiamo studiato anche un diamante da 124 carati proveniente dalla miniera di Letseng nel Lesotho, una gemma delle dimensioni di una noce, noto come Clippir e originario della stessa zona di Hope e Cullinan, oltre i 660 km”, affermano i ricercatori.
“Questo affascinante lavoro conferma che il diamante Hope è straordinario e speciale, e veramente uno degli oggetti più rari della Terra”, commenta Jeff Post, curatore responsabile di gemme e minerali presso il Museo Nazionale di Storia Naturale Smithsonian, che non è stato coinvolto nello studio. “Speriamo di proseguire le ricerche per scoprire meglio l’origine di queste pietre preziose, in modo da capire qualcosa in più sulla formazione delle gemme sul nostro pianeta”, concludono gli esperti.