La Corte Suprema americana ha stabilito che l'amministrazione Trump non può mettere fine a un programma che protegge dall'espulsione i circa 700 mila "dreamer", i giovani immigrati entrati in Usa senza documenti legali. La decisione dei giudici, un vero e proprio schiaffo al presidente Usa, è arrivata quattro giorni dopo un'altra sentenza contraria alla posizione della Casa Bianca, quella che stabilisce il divieto a licenziare in base al proprio orientamento sessuale.
La corte non è entrata nel merito della legalità del Daca (Deferred Action for Childhood Arrivals), ma con un risultato di misura (5 voti a favore e 4 contrari) ha concluso che Trump non ha rispettato i termini di legge quando, nel 2017, interruppe il programma, creato nel 2012 dall'allora presidente, Barack Obama, e che ha permesso di lavorare o studiare a migliaia di immigrati senza documenti arrivati in Usa da bambini. Una sconfitta particolarmente cocente per il presidente Usa non solo per il merito, ma perché arrivata da una corte a maggioranza repubblicana e che, con le sue due ultime nomine, Brett Kavanaugh e Neil Gorsuch, il presidente riteneva di aver blindato. E invece il presidente della Corte suprema, John Roberts, di tendenza conservatrice, ha votato con i giudici liberal: "La decisione del Dhs (Department of Homeland Security) di mettere fine al Daca è stata arbitraria e capricciosa", ha scritto Roberts nel suo giudizio, a cui si sono uniti gli altri giudici progressisti.
La sentenza ha fatto infuriare il presidente, che ha sfidato apertamente la Corte Suprema con una serie di tweet dai toni sempre più duri. Dopo aver chiesto, ironicamente, ai suoi oltre 80 milioni di followers, "avete l'impressione che io non piaccia alla Corte Suprema?", è passato all'attacco frontale e ha chiesto di votare per lui, a novembre, in modo che possa nominare altri giudici conservatori. "Queste decisioni orribili e politicamente motivate sono colpi di fucile in faccia a persone orgogliose di chiamarsi repubblicani e conservatori. Abbiamo bisogno di più giudici della Corte suprema o perderemo il nostro secondo emendamento (che garantisce il diritto di portare le armi) e tutto il resto. Votate per Trump nel 2020!".
Toni diametralmente opposti per Obama che, sempre su Twitter, ha manifestato la sua felicità per la sentenza: "Otto anni fa - ha scritto - proteggemmo dall'espulsione i giovani cresciuti come parte della nostra famiglia americana. Possiamo sembrare differenti ma cio' che ci rende americani sono i nostri ideali comuni". Era stato infatti l'ex presidente a promulgare nel 2012 il Daca, per proteggere dall'espulsione i giovani immigrati, molti dei quali erano ormai studenti integrati nel loro ambiente. "Io non sono a favore della loro punizione", aveva spiegato Trump nel 2017, presentando la sua opposizione al Daca, "ma il programma è incostituzionale e non può essere difeso davanti alla corte". Tre anni dopo, e con una sentenza sfavorevole, i toni sono decisamente cambiati. La sentenza chiarisce che la Casa Bianca può tentare di nuovo di interrompere il Daca se lo desidera, ma è probabile che Trump a questo punto non riuscirà a trovare un'altra strada per farlo prima delle elezioni presidenziali di novembre.