AGI - La furia iconoclasta che sta facendo scempio di statue sparse un po' dappertutto perché riconducibili a teorie o atteggiamenti razzisti o antidemocratici è pericolosa, inutile e, soprattutto, ignorante.
A dirlo non è un think tank conservatore, ma Emma Webb, direttrice del Forum per l'integrazione di Civitas che ha affidato alle colonne dello Spectator una riflessione alla luce degli episodi che si stanno moltiplicando sull'onda delle proteste innescate dall'uccisione di George Floyd.
"Una cosa da dire è che l'abbattimento delle statue ha storicamente poco a che fare con la cultura" scrive la Webb, ricordando come, durante la rivoluzione francese, i parigini distrussero ventotto statue di re biblici dalla facciata ovest della Cattedrale di Notre Dame convinti che si trattasse dei re di Francia.
Webb associa gli "iconoclasti del fine settimana" ai talebani e avverte che "è sbagliato descriverli come semplici vandali". Così tra la folla che sfigurava la statua di Churchill in Parliament Square, un uomo sventolava una bandiera di Che Guevara, che ordinò centinaia di esecuzioni senza processo. "La storia e i suoi attori chiave sono più complicati di quanto i nuovi ideologi siano disposti ad ammettere" aggiunge.
La Webb definisce "scioccante" l'atteggiamento del sindaco di Londra, Sadiq Khan, che, "invece di condannare questi atti di iconoclastia criminale l'ha istituzionalizzata". annunciando ha annunciato la creazione di Commissione per la diversità che esaminerà i punti di riferimento di Londra, tra cui murales, toponomastica, statue e monumenti e assicurerà che il paesaggio fisico della capitale sia conforme alle attuali sensibilità ideologiche.
Webb mette in dubbio che il sindaco abbia davvero "il potere di decidere come modificare la storia materiale di Londra" ed è scettica sulle "possibilità che una varietà di opinioni sia rappresentata in questa Commissione"
"Nel corso della storia britannica, Londra non ha avuto la diversità che ha oggi, ed è profondamente sbagliato scrivere la storia delle persone che ci hanno preceduto, indipendentemente dal fatto che attualmente troviamo aspetti di quel passato moralmente discutibili. È una semplice cancellazione culturale" scrive l'attivista per i diritti civili.
"Mantenerci nel "presente infinito" non è solo un compito impossibile, è indesiderabile e può solo portare alla distruzione e alla divisione. Inoltre, è estremamente irrispettoso per le generazioni passate. Dovremmo essere abbastanza maturi come società da non essere d'accordo senza la necessità di distruggere".