AGI - L'offensiva del generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, sulla capitale libica Tripoli era stata lanciata da Tarhuna, un centinaio di chilometri all'interno della Tripolitania. Quattordici mesi dopo, i suoi combattenti, stremati da una battaglia che inizialmente doveva durare solo qualche settimana, sono stati costretti alla ritirata proprio da Tarhuna perchè vinti dalle Forze del Governo di accordo nazionale della Capitale e, soprattutto, dalla potenza militare della Turchia.
Non è un caso che questa volta a celebrare la conquista sia lo stesso presidente turco, Recep Tayyib Erdogan, che si intesta la vittoria se non decisiva almeno fondamentale. Ha personalmente ringraziato "i soldati turchi che hanno guidato l'operazione per la riconquista di Tarhuna", riporta Al Arabiya.
"Tarhuna è stata presa senza spargimenti di sangue", ha confermato all'Agi il portavoce degli Esteri, Mohamed al Qablawi, mentre la popolazione e le milizie festeggiavano per le strade della città che si trova a un'ottantina di chilometri a Sud-Est della capitale.
Nel cuore di Tripoli invece già ieri sera si celebrava la liberazione della Grande Tripoli, la regione che comprende anche l'aeroporto internazionale a Bin Gashir. "Ora dobbiamo estendere il controllo della sicurezza sull'intero territorio libico per gestire il processo politico lontano dalle minacce della armi", conferma Qablawi.
Da parte sua, Ahmed al Mismari, il portavoce dell'autoproclamato esercito nazionale libico di Haftar ha definito il ritiro "una scelta per risparmiare alla popolazione libica ulteriore sofferenza a causa dei combattimenti". Ma finora le milizie della Cirenaica non sembrano aver avuto questa premura per i civili: i media pro-Tripoli riportano che all'ospedale generale di Tarhuna sono stati scoperti 106 cadaveri di civili, tra cui donne e bambini, e tra loro tanti freddati di recenti con colpi d'arma da fuoco alla testa. Una mattanza, secondo le organizzazioni internazionali. Amnesty non esclude sia stati commessi crimini di guerra.
Le strategie diplomatiche
Sul fronte diplomatico, Haftar continua a essere impegnato negli incontro in Egitto dove ha ricevuto anche il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh. Ma è evidente che - nonostante le rassicurazioni del Cairo - gli alleati si stiano sfilando, uno dopo l'altro.
Solo due giorni fa a Mosca erano stati accolti il vice premier di Tripoli, Ahmed Maitig, e il ministro degli Esteri, Mohamed Taher Siala. Il generale della Cirenaica ha fatto intendere di voler riprendere i colloqui militari 5+5 per il monitoraggio, sotto l'egida dell'Onu, della tregua. Ma a febbraio, quando la commissione venne istituita con la Conferenza di Berlino, lo avrebbe fatto da vincitore. Ora rischia che lo faccia da vinto.