"La cosa più importante che chiedo al governo del Regno Unito è di imporre le sanzioni o le misure restrittive necessarie per portare avanti il ritiro del disegno di legge", lo ha detto l'attivista hongkonghese Josuha Wong che, in un'intervista a Bloomberg Television, ha ribadito la determinazione a restare. "Fornire assistenza e un piano di sostegno per Hong Kong - ha spiegato - è una buona cosa. Ma tutto quello che sappiamo è che lo scenario e l'esito migliore sarà che Pechino fermi l'attuazione di questa legge controversa".
L'attivista più importante di Hong Kong ha quindi sottolineato che non ha intenzione di lasciare l'ex colonia dopo l'offerta di cittadinanza del primo ministro britannico Boris Johnson a milioni di residenti: "Non ho intenzione di andarmene, Hong Kong è la mia città natale".
Cosa prevede la nuova legge
La nuova legislazione impedirebbe la sovversione, la sedizione e la secessione a Hong Kong. La città stato, secondo i termini del passaggio di consegne con il governatore britannico nel 1997, avrebbe dovuto mantenere le sue libertà politiche per 50 anni. L'amministrazione Trump ha minacciato ritorsioni, tra cui la revoca dell'importante status commerciale speciale di Hong Kong, su cui si basa l'economia della città-stato.
La questione del passaporto BNO
Wong ha detto di non avere un passaporto BNO, che è disponibile per le persone che si sono registrate prima della riunificazione di Hong Kong con la Cina nel 1997. L'attivista 23enne ha aiutato a guidare l'Umbrella Movement 2014 che chiedeva elezioni significative a Hong Kong, ed è stato oggetto di un documentario di Netflix. Oggi, l'ambasciata cinese a Londra ha risposto all'offerta di cittadinanza di Johnson, affermando che essa violava le assicurazioni del Regno Unito secondo cui i residenti di Hong Kong con diritto al passaporto BNO non avrebbero ottenuto il diritto di residenza in Gran Bretagna.
In una dichiarazione ufficiale, la Cina ha affermato che la promessa è contenuta nel memorandum d'intesa scambiato nell'ambito della Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 che ha spianato la strada al ritorno di Hong Kong in Cina. "Sottolineiamo che il Regno Unito ha promesso esplicitamente, in un memorandum d'intesa scambiato con la Cina, che i titolari di passaporto BNO che sono cittadini cinesi residenti a Hong Kong non avranno il diritto di risiedere nel Regno Unito", ricorda l'ambasciata. "Se il Regno Unito è deciso a cambiare unilateralmente questo punto di vista, non solo andrà contro la propria posizione e promessa, ma violerà anche il diritto internazionale e le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali".
Non possiamo rinunciare a ricordare Tiananmen
"Quest'anno potrebbe essere l'ultimo anno in cui possiamo parlare pubblicamente del 4 giugno. Una volta entrata in vigore la legge sulla sicurezza nazionale, la semplice menzione dell'evento sarà oggetto di un'azione legale", scrive in una serie di tweet Joshua Wong.
"Il Congresso Nazionale del Popolo cinese spera di smantellare ogni tentativo di lottare per i nostri diritti fondamentali, e di strappare a Hong Kong la sua libertà e la sua diversità, lasciando solo spazio all'assoluta fedeltà al PCC. Il 4 giugno 1989, (il Partito Comunista Cinese, ndr) ha perso ogni legittimità quando ha deciso di reprimere violentemente i manifestanti ad ogni costo per il bene del potere. L'applicazione della legge sulla sicurezza nazionale e il divieto della veglia sono tentativi di mettere a tacere gli hongkonghesi".
Wong aggiunge: "Ci aspettavamo che la polizia disperdesse ogni raduno che avesse luogo il 4 giugno. Siamo preoccupati, ma non possiamo rinunciare alla nostra libertà. Sarebbe più facile se restassimo fermi, ma agiremo, non solo per noi stessi, ma anche perché crediamo, in modo chiaro e semplice, che sia la cosa giusta da fare. Abbiamo il diritto di ricordare cio' che e' successo 31 anni fa; e se ci rinunciamo, perderemo il diritto di ricordare cio' che e' successo nel corso degli ultimi 12 mesi a Hong Kong".