La Crew Dragon, la navicella della SpaceX di Elon Musk, con a bordo i due astronauti della Nasa, Doug Hurley e Bob Behnken, si è agganciata in leggero anticipo alla Stazione spaziale internazionale (Iss), dove si trovano l'americano Chris Cassidy e i russi Anatoli Ivanishin e Ivan Vagner.
Docking confirmed – Crew Dragon has arrived at the @space_station! pic.twitter.com/KiKBpZ8R2H
— SpaceX (@SpaceX) May 31, 2020
L'attracco della capsula alla Stazione spaziale internazionale è avvenuto alle 16:16 ora italiana, a 422 chilometri dalla Terra all'altezza del confine tra Cina settentrionale e Mongolia. Effettuati i necessari controlli, alle 19:02 è stato aperto il portello fra la capsula e la Stazione spaziale internazionale, dove i due astronauti sono quindi entrati.
La navicella era stata lanciata domenica da Cape Canaveral, in Florida, dalla stessa rampa dove era stato mandato l'uomo sulla Luna, in quella che è una missione storica sotto diversi punti di vista: segna il ritorno degli Stati Uniti in orbita dopo quasi 10 anni e apre una nuova era per i viaggi commerciali nello Spazio.
Un lancio che fa la storia
"Abbiamo fatto la storia", ha commentato la Nasa sul suo profilo Twitter, mentre il presidente Usa, Donald Trump, presente al lancio col suo vice Mike Pence, ha definito quanto accaduto "incredibile" e promesso che "è solo l'inizio". I due veterani Nasa Hurley (53 anni) e Behnken (49 anni) rimarranno a bordo dell'Iss per un periodo massimo di quattro mesi.
incerta fino all'ultimo la partenza, a causa delle cattive condizioni meteorologiche, che mercoledì avevano già imposto di abortire il primo tentativo di lancio. Alla fin, grazie a un lieve miglioramento durante la finestra disponibile, si è deciso per il 'go' e il razzo Falcon 9, sempre della SpaceX, si è staccato dalla rampa di lancio 39A del Kennedy Space Center, che ha anche un valore altamente simbolico: da qui sono partite le missioni Apollo dirette verso la Luna e quelle dello Space Shuttle con cui si è costruita la Iss.
Le ambizioni di Trump
La missione dove essere un momento altamente celebrativo dei successi Usa e dell'amministrazione Trump, ma è partita invece nel pieno della crisi coronavirus (che negli Stati Uniti ha ucciso oltre 100 mila persone) e dell'ondata di violente proteste per l'uccisione dell'afroamericano George Floyd, a Minneapolis. "Forse questa è un'opportunita' per l'America per fare una pausa, guardare in alto e vedere un momento luminoso di speranza su come potrebbe essere il futuro, sul fatto che gli Stati Uniti d'America posso fare cose straordinarie anche in momenti difficili", ha commentato l'amministratore della Nasa Jim Bridenstine prima del lancio.
In Florida, sull'Air Force One, è arrivato anche il presidente Trump, il quale ha promesso che è solo l'inizio: saranno americani sia la prima donna sulla luna che i primi uomini su Marte.
Gli Usa riportano, così, in orbita propri astronauti dal suolo americano dopo quasi 10 anni, da quando cioè nel 2011 è andato in pensione il programma Shuttle, consegnando a Mosca il monopolio del lancio dell'uomo nello Spazio. Negli ultimi nove anni, astronauti di ogni nazionalità sono sempre partiti dal cosmodromo russo di Baikonur, in Kazakistan, e a bordo delle navicelle Soyuz.
La SpaceX del visionario Musk diventa la prima azienda privata a mandare astronauti nello Spazio: la missione Demo-2 rappresenta, inoltre, il test di volo finale prima che la Nasa certifichi la capsula Crew Dragon per regolari missioni con equipaggio. La Nasa spera di affidarsi a partner commerciali nel suo lavoro per riportare l'uomo sulla Luna nel giro di pochi anni e poi su Marte dal 2030.