'Next generation Eu': la Commissione europea mette sul tavolo la sua proposta per sostenere le economie del Continente piegate dalla più devastante recessione di sempre e guarda agli anni a venire come la 'sfida piu' importante della sua storia'. Il Fondo per la ripresa, svela Ursula von der Leyen, avrà una 'potenza di fuoco' di 750 miliardi di euro che saranno raccolti dalla Commissione sui mercati, 500 dei quali saranno di stanziamenti per gli stati membri e 250 di prestiti.
L'Italia, secondo un documento interno della Commissione, farebbe la parte del leone, e otterrebbe circa 172 miliardi, con stanziamenti per 81,8 miliardi e prestiti per 90,9 miliardi. Lo strumento sarà inserito all'interno di un Bilancio 2021-27 che secondo la Commissione deve essere di 1.100 miliardi: la risposta europea alla crisi scatenata dal Covid-19, se la proposta sarà approvata, arriverà complessivamente a 2.400 miliardi, considerando anche i 540 miliardi mobilitati per il Mes, il fondo Sure e le garanzie della Bei.
"Nessuno può farcela da solo", dice von der Leyen chiedendo unità ai 27 per una risposta comune, le economie degli Stati membri "dipendono le une dalle altre", "non investire oggi, significa pagarne i costi domani". Di "svolta storica" parla il commissario Ue Paolo Gentiloni. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel spinge le capitali per un accordo entro l'estate, ma la proposta dovrà passare al vaglio dei paesi membri all'unanimità e la partita politica si annuncia complessa. La proposta della Commissione infatti raccoglie il plauso dell'Italia e il favore dei paesi più colpiti dallo shock della crisi, ma l'Olanda si mette già di traverso e fa sapere a stretto giro che i giochi non sono ancora fatti. Tutt'altro.
La proposta della Commissione, migliorativa rispetto al piano franco-tedesco che chiedeva 500 miliardi di sovvenzioni, prevede di aumentare temporaneamente' al 2% il tetto delle entrate del bilancio e chiede che cio' avvenga in "modo equo e condiviso".
Tra le proposte per incrementare le risorse comuni, Bruxelles studia nuove entrate come la 'carbon tax'" alle frontiere, una tassa sulla plastica non riciclata, o anche una 'web tax' sui colossi del digitale. Quest'ultima sarà adottata dalla Ue se non ci sarà un accordo in sede Ocse.
Il piano della Commissione si basa su tre pilastri di intervento: In primo luogo la 'Recovery and Resilience Facility' per "sostenere i paesi membri a fare investimenti e riforme per fronteggiare la crisi", che avrà 560 miliardi a disposizione per sostenere investimenti e riforme nel rispetto delle regole del Semestre europeo e con l'obiettivo di intervenire nelle priorità strategiche della Ue, dall'economia verde al digitale. 310 miliardi saranno a disposizione per sovvenzioni, 250 miliardi per prestiti. Altri 55 miliardi saranno aggiunti ai programmi legati alla coesione fino al 2022, tenendo conto dell'impatto socio-economico della crisi.
L'esecutivo Ue propone anche di incrementare il Fondo per la transizione giusta e quello per lo sviluppo dell'agricoltura. Inoltre Bruxelles, conferma un nuovo strumento per garantire la solvibilità delle imprese fortemente penalizzate dal lockdown nei settori e nei Paesi più colpiti mettendo a disposizione 31 miliardi che potrebbero mobilitare fino a 300 miliardi grazie a un effetto leva.
La Commissione infine punta a rafforzare i settori che si sono trovati più in difficoltà al momento dell'esplosione della pandemia, quello sanitario in testa: per la sanità si prevede un ulteriore sforzo finanziario di 94 miliardi e sarà rafforzato il meccanismo di protezione civile europeo. La palla adesso passa alla politica. Il 18 e 19 giugno è previsto un Consiglio europeo, forse il primo vertice in presenza dei leader dallo scoppio della pandemia.
L'Italia, la Francia e la Spagna, con la sponda di Berlino, appoggiano la proposta della Commissione. I 'frugali', tramite l'Olanda fanno già sapere di essere pronti a vendere cara la pelle. Il blocco dell'Est giocherà la sua partita su più tavoli. Le trattative prenderanno certamente tutta la prima parte dell'estate poi spetterà al Parlamento europeo dare il via libera definitivo. "Senza un accordo ambizioso siamo pronti a dire no", ha già annunciato il presidente dell'Eurocamera, David Sassoli.