Dopo una lunga faida e due mesi di presidenze parallele, l'Afghanistan prova a ridarsi una stabilità istituzionale: il presidente Ashraf Ghani e il suo rivale Abdullah Abdullah hanno firmato un accordo per la condivisione del potere.
Abdullah, un ex oculista di 59 anni che aveva già guidato un governo di unità nazionale e a marzo si era autoproclamato presidente, presiederà una commissione di riconciliazione nazionale e la sua fazione otterrà il 50 per cento dei ministri e dei governatori provinciali. In cambio il leader della Coalizione nazionale dell'Afghanistan riconoscerà l'elezione del 70enne Ghani a presidente (secondo mandato dopo quello ottenuto nel 2014) che a febbraio aveva contestato.
Il presidente afghano ha parlato di "giorno storico" per il Paese e ha assicurato che l'accordo è stato raggiunto senza alcuna mediazione straniera. "Condivideremo il fardello sulle nostre spalle e così sarà piu' lieve", ha aggiunto Ghani durante la cerimonia di giuramento trasmessa in tv. "Nei prossimi giorni contiamo di gettare le basi per un cessate il fuoco e una pace durevole", ha aggiunto. Abdullah ha afeframto che il nuovo governo sarà "piu' inclusivo, affidabile e competente".
La svolta è arrivata mentre l'Afghanistan è alle prese con un'impennata di violenze culminate nell'attacco di martedì scorso al reparto di maternità di un ospedale Kabul che ha causato 24 morti, tra cui diversi neonati, madri e infermiere. Dopo l'attacco Ghani ha ordinato la ripresa dell'offensiva contro tutti i gruppi ribelli nonostante la firma a fine febbraio di un accordo tra talebani e Stati Uniti che sanciva il ritiro di tutte le truppe straniere dal Paese entro 14 mesi in cambio di una sostanziale cessazione degli attentati.
La faida afghana aveva spinto il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, a ritirare un pacchetto di aiuti da un m,iliardo di dollari. Lo stesso capo della diplomazia americana ha subito chiamato i due protagonisti dell'intesa per congratularsi, pur rammaricandosi "per il tempo perso durante l'impasse politica" e ha ribadito che "la priorità per gli Stati Uniti rimane una soluzione politica per porre fine al conflitto".
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha salutato con favore "la decisione dei leader politici afgani di risolvere le loro divergenze e unire gli sforzi per formare un governo inclusivo".