Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha cominciato la sua visita in Israele tornando all'attacco della Cina, pur senza citarla apertamente.
"Voi siete grandi partner", ha esordito Pompeo rivolgendosi al premier israeliano Benjamin Netanyahu. "Condividete le informazioni sul Covid, diversamente da alcuni altri Paesi che provano a confonderle e nasconderle".
Intanto, al Senato i repubblicani hanno presentato una proposta di legge per autorizzare il presidente Donald Trump a imporre sanzioni alla Cina se Pechino non fornirà un "resoconto completo" su quel che è accaduto scatenando la pandemia di nuovo coronavirus.
Secondo Jim Inhofe, uno dei senatori che ha proposto il "Covid-19 Accountability Act", "il Partito comunista cinese deve essere ritenuto responsabile per il ruolo dannoso che ha avuto nella pandemia. Le sue menzogne sull'origine e sulla diffusione del virus sono costati al mondo vite e tempo prezioso".
La legge darebbe a Trump 60 giorni di tempo per poter riferire al Congresso americano sulle risposte della Cina sull'origine dell'epidemia; l'indagine potrebbe essere condotta dagli Stati Uniti o dai suoi alleati o ancora da un'agenzia delle Nazioni Unite come l'Organizzazione mondiale della Sanità. Il presidente Trump dovrebbe anche dire se la Cina avrà chiuso i suoi 'wet market' - i mercati umidi, uno dei quali, a Wuhan, è considerato il luogo in cui ha avuto origine la pandemia- e anche se è stata restituita la libertà agli attivisti di Hong Kong arrestati durante le repressioni collegate alla diffusione della pandemia.
Senza queste garanzie, Trump sarebbe autorizzato, in base a questa legge, a imporre sanzioni a Pechino (per esempio il congelamento di beni, il divieto di ingresso o la revoca dei visti). Potrebbe anche limitare l'accesso delle società cinesi alle banche e ai mercati dei capitali statunitensi. "La Cina- ha ricordato Lindsey Graham, firmatario della proposta di legge- si rifiuta di dare il consenso al fatto che la comunità internazionale vada a indagare nel laboratorio di Wuhan", la città-focolaio della terribile epidemia.
La proposta dei senatori repubblicani è stata definita “immorale” da Pechino: come ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Zhao Lijian, “è un tentativo di incolpare la Cina per la diffusione del coronavirus”. La Cina, ha aggiunto, è sempre stata trasparente e ha lavorato stretto contatto con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.