"L'idea che Silvia sia stata rapita da altri e ceduta ad Al Shabaab non è plausibile. E' possibile che i rapitori per sfuggire alle forze di sicurezza abbiano portato la ragazza in uno dei santuari di Al Shabaab, una mossa decisa in anticipo, che ha consentito l'intervento degli islamisti. Nel caso di Silvia io credo che ci fosse lo zampino di Al Shabaab sin dall'inizio, che il rapimento sia stato ordinato per chiedere un riscatto per finanziare le operazioni dei terroristi. Credo proprio che sia stato pagato un riscatto anche se non ho le prove".
A parlare è Harun Maruf, giornalista somalo che si occupa di Africa per Voice of America e coautore del best seller 'Dentro Al Shabaab: la storia segreta del più potente alleato di Al Qaeda', considerato il libro più completo sui fondamentalisti islamici che hanno tenuto in ostaggio Silvia Romano.
Contattato telefonicamente dall'AGI a Washington, dove si è trasferito per ragioni di sicurezza, Maruf spiega come sia "normale che certi rapimenti abbiano luogo in Kenya dove si recano stranieri, a differenza che in Somalia. E' pratica di al Shabaab spostare gli ostaggi da un posto all'altro. In base alle informazioni in mio possesso Silvia ha passato molto tempo nella regione del basso Shabelle e probabilmente nella regione di Bay. Tuttavia il fatto che la ragazza fosse nelle mani di Amniyat, le unità di elite di Al Shabaab, mi fa pensare che sia stata spostata molto spesso, perché conoscono e controllano il territorio e sanno come anticipare operazioni delle forze di sicurezza".
Tornata in Italia Silvia ha rivelato di essersi convertita all'Islam senza essere stata costretta e di non aver subito maltrattamenti. "Shabaab - spiega Maruf - prende ostaggi per una sola ragione: i soldi. Ecco perché Silvia è sempre stata preziosa per i terroristi, ma è stata anche fortunata. Una donna francese presa in ostaggio morì nel 2011, così come due operatori umanitari rapiti nel 2008 e spariti nel nulla". Secondo Maruf, "rispetto alla conversione all'Islam, anche se non direttamente costretta, Silvia ha finito con l'essere plagiata dall'ambiente dei rapitori. Shabaab non ha un codice di trattamento delle donne e l'italiana è stata fortunata a trovare dei carcerieri che non l'hanno maltrattata".
In passato, ricorda il giornalista somalo, "al Shabaab rilasciava prigionieri kenyani solo dopo che si erano convertiti, non mi pare il caso dell'italiana, anzi la conversione volontaria puo' significare che ha stabilito dei legami, anche di amicizia, con chi la teneva in custodia e che il passaggio all'Islam sia stato frutto di una scelta discussa con chi era attorno a lei". "I soldi - spiega l'esperto a proposito dell'ipotesi del pagamento di un riscatto - sono il motivo per cui da sempre Al Shabaab compie queste operazioni. Lo abbiamo visto con le suore italiane nel 2008 e le infermiere di Msf nel 2011. Hanno sempre bisogno di soldi e permettono a bande criminali e pirati di operare nelle aree sotto la loro influenza in cambio di una parte della refurtiva".