Dopo sei settimane di chiusura, da oggi l’India dà il via al deconfinamento progressivo, su base regionale, ma ovunque le scuole rimangono chiuse e gli assembramenti pubblici sono vietati. Prova cruciale per il secondo paese più popoloso al mondo e la quinta economia che finora, secondo i bilanci ufficiali, ha registrato solo 40 mila casi positivi di Covid-19 e 1.300 decessi, grazie al confinamento in vigore dallo scorso 24 marzo.
C'è un quasi ritorno alla normalità in metà dei distretti indiani classificati verdi, per lo più zone rurali, remote e poco abitate, nelle quali nessun nuovo caso è stato dichiarato nelle ultime tre settimane. Riaprono tutti i negozi e gli uffici, ma con un servizio minimo per evitare l’affollamento.
Nelle zone classificate con il colore arancione – nessun caso da due settimane – il livello di vigilanza è più alto, ma è autorizzata la riapertura delle piccole fabbriche, nel rispetto delle norme sanitarie e del distanziamento sociale. Una buona notizia per la periferia industriale di Nuova Delhi, che vede ripartire le sue aziende, seppur a regime ridotto. Semaforo rosso invece nelle metropoli, come New Delhi e Mumbai – che da sola registra il 20% dei casi nazionali – ancora confinate, quasi con le stesse regole di prima.
L’altro elemento di novità è l’autorizzazione data dal governo a studenti e lavoratori giornalieri bloccati dal 24 marzo lontano da casa, che ora possono far ritorno nella città o nel villaggio di origine a bordo di treni speciali, in circolazione da qualche giorno. L’atteso via libera è accompagnato però da diffuse polemiche. Le autorità hanno chiesto di pagarsi il proprio biglietto del treno, pur sapendo di rivolgersi a precari in difficoltà economiche. Il costo medio di un viaggio è di circa 11 dollari, fino a quattro volte di più rispetto alla paga giornaliera, oltre al fatto che molti di loro non lavorano ormai da settimane.
“Pagheremo noi il loro viaggio verso casa”, ha annunciato Sonia Gandhi, presidente del Congresso, principale partito di opposizione, spiegando che si tratta di un gesto di “solidarietà”. Gandhi ha poi sottolineato che le autorità si sono invece fatto carico del rimpatrio di indiani bloccati all’estero, attuando una politica di due pesi due misure. La decisione del governo di non pagare il trasferimento di braccianti e studenti fuori sede è stata denunciata come “disumana” da attivisti e parte della popolazione indiana.
In tutto si tratta di 100 milioni di persone che vivono sempre ai margini della società. Chi viaggerà dovrà essere controllato prima di salire a bordo dei treni, hanno commentato i vertici delle ferrovie. Durante il lockdown hanno fatto il giro del mondo le immagini strazianti di migranti che percorrevano centinaia di chilometri a piedi pur di tornare a casa, rischiando la propria vita.