Esattamente 34 anni fa, il 26 aprile del 1986 un'esplosione nella centrale nucleare V.I. Lenin, a pochi chilometri da Chernobyl, in Ucraina, immise nell'aria radioattività in quantità equivalente a circa 500 ordigni come quello sganciato su Hiroshima. E a distanza di 34 anni le radiazioni continuano ancora a danneggiare la salute di migliaia di abitanti in Bielorussia, Ucraina e Russi.
Le conseguenze "persistenti e gravi" del disastro di Chernobyl, in Ucraina, rimangono ancora, come ha ricordato l'Onu nell'anniversario del disastro, il giorno in cui si celebra la Giornata internazionale in ricordo di quel che accadde. Quello avvenuto a Chernobyl è uno dei due incidenti nucleari classificati come "catastrofici" insieme a quello di Fukushima del marzo 2011: avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:46 del mattino e mise in moto un nube radioattiva che spavento' il mondo intero.
Quest'anno l'anniversario cade poche settimane dopo gli incendi che hanno bruciato nella zona di esclusione di 30 chilometri intorno all'impianto, incendi che hanno destato allarme per il potenziale rilascio di particelle radioattive nell'aria, ennesima minaccia alla salute umana in piena pandemia da Covid-19. Del resto, in piena pandemia, il disastro nucleare è stato spesso chiamato in causa nei parallelismi su come la Cina abbia affrontato la crisi e abbia comunicato al mondo l'emergenza globale scatenata dal virus.
Perché a Chernobyl i disastri furono due. In parallelo alla calamità che, negli anni, ha causato svariate migliaia di tumori e decine di migliaia di sfollati, c'è stato il disastro, giorno dopo giorno, realizzato dagli ordini impartiti da Mosca dopo il "meltdown" della centrale intitolata al compagno Lenin: direttive disposte dai massimi vertici sovietici, con tutta la trafila, a tratti surreale, della catena di comando di quella che allora era l'Urss, dalle riunioni d'emergenza del Politburo ai più oscuri e remoti funzionari della nomenklatura sovietica.
Lo hanno dimostrato le centinaia di documenti segreti sovietici che i National Security Archives americani hanno pubblicato lo scorso anno per la prima volta integralmente: note, protocolli, resoconti del Politburo nei giorni successivi all'incidente. Quel che ne emerge non è solo un colossale tentativo di insabbiare le reali conseguenze del disastro, ma soprattutto una immensa operazione di "aggiustamento della realtà" che ha avuto un drammatico impatto diretto sulla salute degli stessi cittadini sovietici. A fronte di migliaia di persone che venivano ricoverate d'urgenza negli ospedali, le autorità sovietiche pensarono bene di cambiare al volo i limiti dell'esposizione a radiazioni nucleari.
Dai documenti emerge che le autorità sapevano bene quale fosse la realtà: il numero degli ammalati cresceva a livello esponenziale, ma la maggior parte fu però rimandata a casa. L'evacuazione fu seguita da una contro-evacuazione, anche dei soggetti piu' deboli ed esposti alle conseguenze letali delle radiazioni.
E nelle carte c'è ancora altro: un protocollo segreto del Politburo arrivò a varare una "ricetta" volta a rendere commestibile carne e latte contaminato, consigliando la lavorazione di carne contaminata dalla radiazione trasformandola in salami e derrate di cibi conservati. Oggi l'area compresa entro i 30 km dal luogo dell'incidente alla centrale di Chernobyl è conosciuta come "zona di alienazione": il suo accesso è strettamente regolato e sulla carta ed è vietato viverci o svolgere attività commerciali.
Un'eccezione riguarda i frequenti tour turistici organizzati da vari operatori, di un giorno o più giorni: nel 2019 Chernobyl ha ricevuto un numero record di 100 mila turisti, desiderosi di visitare il luogo della sciagura che ha ispirato l'omonima serie evento di grande successo Sky-Hbo. Livelli di radiazione in entrata e uscita dal sito vengono misurati sui visitatori che in alcuni casi indossano tute ignifughe e trasportano apparecchiatura di misurazione. E la "zona di alienazione" e' anche diventata un importante rifugio di fauna selvatica.