L'India ospita attualmente 2.967 tigri selvatiche, circa tre quarti della popolazione non prigioniera totale rimasta al mondo, e le autorità faunistiche hanno annunciato le misure che verranno adottate per proteggerle. In un articolo pubblicato sul New York Times, gli esperti del National Tiger Conservation Authority riportano le preoccupazioni relative agli esemplari della Pench Tiger Reserve, in India centrale e delle 50 riserve che ospitano questi grandi felini.
"Un maschio di 10 anni della Pench Tiger Reserve si è recato allo stagno all'inizio di marzo, probabilmente per alleviare i sintomi della febbre alta. Abbiamo somministrato antibiotici e medicinali, ma non siamo riusciti a salvarlo", commenta Anup Kumar Nayak del National Tiger Conservation Authority. "Abbiamo sospettato una malattia respiratoria, poi però abbiamo scoperto un problema intestinale causato da una palla di pelo. Le preoccupazioni sono poi state alimentate dall'annuncio di un esemplare di tigre in cattività presso lo Zoo del Bronx a New York risultata positiva al coronavirus", spiega l'esperto, aggiungendo che il nuovo coronavirus potrebbe rivelarsi molto pericoloso per i felini.
"Non sappiamo cosa accadrà in futuro, ma stiamo prendendo ogni misura precauzionale. Dobbiamo prenderci cura di loro. Prima del decesso della tigre di Pench non avevamo un protocollo per i test del coronavirus, successivamente abbiamo imposto delle norme per i veterinari che dovranno raccogliere campioni e osservare i cambiamenti comportamentali nelle tigri, che per adesso non sono stati segnalati", osserva Nayak.
L'India è entrata in blocco nazionale il 24 marzo, ma molti lavoratori della fauna selvatica sono rimasti al lavoro. "Alla Kanha Tiger Reserve, nello stato centrale del Madhya Pradesh, centinaia di ranger pattugliano l'area di oltre 930 chilometri quadrati per proteggere le 90 tigri in via di estinzione che si stima vivano in quest’area. Siamo ben preparati, abbiamo i nostri esperti e un ospedale veterinario", dichiara L. Krishnamoorthy, direttore di campo della riserva.
"Gli scienziati non sono ancora sicuri di come il coronavirus possa influenzare i grandi felini in natura, e i dati a riguardo sono ancora troppo scarsi per elaborare un modello preciso su come le specie interagiscano in un ecosistema. Ma la tigre dello zoo del Bronx potrebbe essere stata infettata dagli addetti responsabili del lavaggio delle gabbie", osserva Chris Walzer, direttore esecutivo della salute presso la Wildlife Conservation Society di New York.
Alcuni critici affermano che le autorità si stanno concentrando sul problema sbagliato, mostrando cautele eccessive per il fragile status delle tigri nel paese. "Stiamo orientando le preoccupazioni per il virus verso la fonte meno preoccupante. La caccia illegale delle specie è una minaccia ben peggiore per le tigri selvatiche rispetto alla pandemia. Nella riserva di Bandipur recentemente sono stati arrestati ben sette bracconieri", commenta Ullas Karanth, direttore del Center for Wildlife Studies in India.
"La fauna selvatica indiana affronta minacce di gran lunga più preoccupanti del coronavirus, come la frammentazione dell'habitat, la distruzione delle nicchie ecologiche, i cambiamenti climatici o il bracconaggio, per non menzionare il pericolo di malattie molto più pericolose del COVID-19", osserva Ravi Chellam, biologo della fauna selvatica indiana.