Nonostante i numeri e le critiche interne di una parte della classe medico-scientifica, la Svezia continua a difendere il suo approccio soft nella lotta al coronavirus, sostenendo che il lockdown non serve.
È questa la posizione rivendicata in una serie di interviste, alla Bbc e a Nature, da Anders Tegnell, capo epidemiologo e principale stratega del contrasto al Covid-19 nel Paese scandinavo.
In Svezia, scuole superiori e università sono state chiuse, agli over-70 è stato chiesto di auto-isolarsi e sono stati vietati i raduni oltre le 50 persone; ai cittadini è stato chiesto di lavorare da casa dove è possibile, evitare viaggi non necessari e luoghi affollati, così come di seguire le regole di distanziamento sociale e di "comportarsi da adulti", ma la maggior parte dei negozi, così come bar e ristoranti restano aperti.
Finora nel Paese sono stati registrati 16.755 casi di coronavirus e 2.021 morti, molti tra gli anziani nelle case di cura. Per la virologa Lena Einhorn, tra i più critici dell'approccio governativo, le autorità "devono ammettere che è un grosso fallimento, dal momento che hanno sempre detto che il loro obiettivo è proteggere gli anziani".
Ma come ha sottolineato Tegnell, la strategia adottata ha messo la Svezia in condizioni migliori per affrontare una seconda ondata di casi di Covid-19 con il 15-20% della popolazione ormai immunizzata, non abbastanza per un'immunità di gregge ma sufficiente a rallentare e controllare la diffusione del contagio.
"Vogliamo qualcosa di sostenibile, se abbiamo bisogno di attenuare (le misure) possiamo continuare a farlo per molto tempo, se sembra che avremo la seconda ondata in autunno, possiamo facilmente continuare a fare quello che stiamo facendo ora", ha spiegato il capo epidemiologo.
La Svezia è riuscita a evitare che il sistema sanitario venisse sopraffatto dai malati, con un 20% dei letti in terapia intensiva sempre disponibili.
Quanto ai decessi, per Tegnell "abbiamo avuto gli stessi risultati degli altri Paesi", anche se i numeri dicono che in Svezia sono stati di più rispetto ai vicini (un tasso di 131 per milione di abitanti, rispetto ai 55 in Danimarca e 14 in Finlandia, dove è stata adottata la 'chiusura' del Paese).
La metà dei decessi in Svezia sono avvenuti nelle case di cure dove i visitatori sono stati vietati, ha aggiunto l'epidemiologo: "è difficile capire come un lockdown lo avrebbe impedito".
"La chiusura dei confini, secondo me, è ridicola, perché il Covid-19 è in ogni Paese europeo ora. Abbiamo maggiori preoccupazioni riguardo ai movimenti all'interno della Svezia", ha sottolineato Tegnell, convinto che il lockdown non serva.
"Come società, siamo più interessati a esortare: ricordare continuamente alle persone di rispettare le misure, migliorandole giorno per giorno lì dove vediamo che hanno bisogno di essere adattate. Non abbiamo bisogno di chiudere completamente tutto perché sarebbe controproducente".