Lo Stato americano del Missouri ha citato in giudizio la Cina accusando il governo di Pechino di aver occultato le informazioni sul Covid-19, di fatto causando danni economici e sociali "irreparabili" per gli Usa e per il mondo intero. Il procuratore generale del Missouri, il repubblicano Eric Schmitt, sostiene che la pandemia è "il risultato diretto delle azioni intraprese dal regime del presidente cinese Xi Jinping".
Ci sono già state diverse azioni legali presentate contro la Cina, ma il Missouri è il primo Stato a farlo e a 'tradurre' in passi concreti le accuse del presidente, Donald Trump. "Durante le settimane decisive e iniziali dell'epidemia", si legge nella denuncia, "le autorità cinesi hanno ingannato l'opinione pubblica, occultato le informazioni cruciali, arrestato gli informatori anonimi, negato la trasmissione da uomo a uomo di fronte a prove crescenti, distrutto la ricerca medica critica, permesso a milioni di persone di essere esposte al virus e persino accumulato dispositivi di protezione individuale, causando cosi' una pandemia globale che non era necessaria ed era prevenibile".
Schmitt chiama in causa articoli del New York Times, del Wall Street Journal, del Washington Post, persino un link a un articolo di Breitbart, popolare sito dell'estrema destra americana. E ricorda che prima della pandemia, il Missouri aveva uno dei tassi di disoccupazione più bassi dell'ultimo decennio, che invece "ora è il più alto dalla Grande Depressione". L'entità del risarcimento non è specificato ma c'è una richiesta di indennizzo "per l'enorme perdita di vite umane, la sofferenza umana ed economici".
La battaglia non sarà facile anche perchè la Cina gode dell'immunità di uno Stato sovrano. Pechino del resto ha già risposto: il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ricordato come le misure adottate dalla Cina siano "al di fuori della giurisdizione dei tribunali americani; e poi l'ha definita, "questa cosiddetta denuncia, che non si basa su fatti o prove" come "completamente assurda".
Intanto però il passo è la prova del sentimento di rabbia dilagante in Usa contro il gigante asiatico: secondo un recente sondaggio del Pew Research Center, due americani su tre hanno un'opinione negativa della Cina, il cui gradimento è sceso ai minimi storici nello scorso mese di marzo. Opinione anche peggiore nei confronti del presidente cinese Xi Jinping, ritenuto inaffidabile dal 71% dei cittadini.
La Cina non aveva mai segnato un rating così basso dal 2005. E lo scivolamento non è neppure dovuto agli effetti della pandemia, come si rileva dal periodo in cui è stata svolta l'indagine. Ripetuta adesso, è presumibile che il giudizio degli americani sarebbe ancora peggiore. Tra le cause di malanimo verso la Cina ci sono i problemi ambientali e la concorrenza commerciale, il timore dei cyberattacchi e la questione dei diritti umani. Il Covid-19 ha solamente peggiorato la situazione.