Gli Stati Uniti hanno superato la tragica cifra di 20 mila decessi collegati al coronavirus mentre grandi aree del pianeta celebrano la Pasqua in lockdown. Nel mondo, secondo l'ultimo bollettino della Johns Hopkins University, i casi accertati sono 1.777.666 e le vittime 108.867.
Gli Usa hanno il maggior numero di casi (532.339) e di vittime (21.418) e per la prima volta nella storia è stata dichiarata la calamità in tutti e 50 gli stati. L'Italia, che ha un quinto della popolazione degli Usa, è il Paese dell'Europa in cui il Covid-19 hanno fatto più vittime, 19.899.
La Cina ha registrato sabato altri 99 casi, in aumento rispetto ai 46 annunciati il giorno precedente. Record di casi 'importati', 97 su 99: sono quelli che attualmente preoccupano Pechino, che dal 28 marzo non consentono l'ingresso di viaggiatori stranieri nel Paese.
Intanto nel giorno di Pasqua, chiese chiuse per due miliardi di cristiani in tutto il mondo. Oggi è "il giorno del grande silenzio", "l'ora più buia", ha detto Papa Francesco nel corso della veglia pasquale, in una San Pietro nuovamente deserta. Ma "oscurità e morte non hanno l'ultima parola", ha sottolineato il pontefice lanciando un messaggio di speranza.
E mentre a Wuhan, la provincia della Cina centrale epicentro originale della malattia, la vita ha cominciato a tornare alla normalità, in Europa occidentale e nelle zone più colpite degli Stati Uniti cresce la speranza che la pandemia stia raggiungendo il picco e si comincia a programmare la cosiddetta fase 2, quella della ripartenza.
In Italia il numero dei decessi comincia a stabilizzarsi, la Francia sabato ha registrato 635 vittime, un terzo in meno di venerdì; numero di vittime in frenata anche in Spagna, mentre in Germania sembra si sia stabilizzando la curva dei contagi.
Sabato la Gran Bretagna ha registrato il peggiore bilancio giornaliero mentre il premier, Boris Johnson, è stato dimesso. Negli Usa lo stato di New York, il più colpito nel mondo, vede comunque un rallentamentodel numero di nuove infezioni, decessi e ricoveri.
Ma l'imperativo per tutti è "restare vigili" per evitare un ritorno dell'infezione in estate, convivere con il virus, finché non si trovino cure o vaccini. Si ritiene che il numero reale delle infezioni sia molto piu' alto, perche' molti Paesi testano solo i casi piu' gravi.
Per questo, molti esperti e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stanno mettendo in guardia i Paesi dal revocare troppo in fretta le misure restrittive. Dagli affollati bassifondi di Città del Messico, Nairobi e Mumbai alle zone dei conflitti in Medio Oriente, si teme che il peggio debba ancora arrivare per i più poveri del mondo.