Il premier bitannico, Boris Johnson, ha lasciato l'ospedale dopo una settimana di ricovero per il coronavirus, di cui quattro giorni in terapia intensiva. "Continuerà la sua convalescenza a casa e non tornerà immediatamente al lavoro", ha fatto sapere Downing Street. Il Paese, nel frattempo, continua a fare i conti con la pandemia che ha già causato oltre 10.500 morti.
"È difficile trovare le parole per esprimere il mio debito che provo nei confronti del Sistema sanitario nazionale (Nhs) per avermi salvato la vita", ha dichiarato Johnson in un video pubblicato su Twitter. "Vale la pena l'impegno di milioni di persone in questo Paese che restano a casa. Insieme supereremo questa sfida, poichè abbiamo superato così tante sfide in passato", ha aggiunto.
Il 55enne capo di governo era stato ricoverato domenica scorsa al St. Thomas' Hospital di Westminster, a Londra, dopo essere risultato positivo, il 27 marzo, al Covid-19. "Il primo ministro ha lasciato l'ospedale per continuare la sua cura a Chequers", la sua residenza nel nord-ovest di Londra, ha spiegato un portavoce in una nota. "Su consiglio del suo team medico, non riprenderà immediatamente a lavorare. Tutti i suoi pensieri sono con le persone colpite dalla malattia", ha aggiunto il portavoce di Downing Street.
La fidanzata di Johnson, la 32enne Carrie Symonds che è in dolce attesa, ha confessato "che sono stati momenti molto bui". "Il personale dell'ospedale Saint Thomas è stato incredibile. Non potrò mai e poi mai sdebitarmi con loro", ha scritto su Twitter dopo l'annuncio della dimissione del fidanzato.
Anche Johnson ha più volte ringraziato il personale medico. "A loro devo la mia vita", aveva affermato subito dopo il ricovero.
Continua invece a peggiorare la situazione generale della pandemia nel Paese. Nelle ultime 24 ore solo negli ospedali dell'Inghilterra sono morte 657 persone, portando il totale dei decessi in Gran Bretagna a 10.532.
Sir Jeremy Farrar, direttore del Wellcome Trust e consulente del governo britannico per le emergenze sanitarie, è convinto che la Gran Bretagna sarà "probabilmente uno dei paesi più colpiti, se non il più colpito, in Europa". Ha inoltre affermato che una seconda o terza ondata di coronavirus è "probabilmente inevitabile" e che un vaccino è l'unica via d'uscita. Potrebbe essere disponibile entro l'autunno ma "ci vorranno mesi per accelerare la produzione per arrivare alla scala necessaria per vaccinare molti milioni di persone".