Wuhan, la città cinese focolaio iniziale dell'epidemia da nuovo coronavirus, revoca il 'lockdown' e per la prima volta da settimane a migliaia hanno lasciato la città.
Decine di migliaia di persone - in auto o sui treni - hanno lasciato la città al termine dell'isolamento cominciato il 23 gennaio scorso, alla vigilia delle festività del Capodanno cinese, per contenere l'epidemia di coronavirus.
Un contro-esodo, dopo 76 giorni di attesa: molti di loro sono diretti verso sud nella regione del Delta del Fiume delle Perle, hub manifatturiero del Guangdong, per riprendere l'attività, mentre altri diecimila passeggeri si imbarcano oggi dall'aeroporto locale sui voli che li porteranno in 15 località della Cina.
Il ritorno alla normalità nella Cina, da cui si è diffusa l'epidemia, appare però graduale.
Wuhan è un centro produttivo tra i più importanti della Cina, sede di molti stabilimenti delle case automobilistiche che hanno in parte già ripreso la produzione, ma molte piccole e medie imprese soffrono ancora per l'assenza dei dipendenti e per il calo della domanda. Nonostante la rimozione delle barriere fisiche, molte restrizioni restano in vigore per chi vive a Wuhan.
"Zero nuovi contagi non significa zero rischi", scrivevano le autorità locali poche ore prima di rimuovere i blocchi alla circolazione, e anche dal vertice del Partito Comunista Cinese si sottolinea la necessità di mantenere le misure di prevenzione e controllo.
I risultati della gestione dell'epidemia si sono "ulteriormente consolidati", ha dichiarato il presidente cinese, Xi Jinping, durante una riunione del Politburo del Partito Comunista Cinese.
Ma resta il punto interrogativo della ripresa economica in uno scenario internazionale dominato dalla lotta contro il coronavirus e mentre riaffiorano i timori per una ripresa dei contagi.
Solo poche ore prima delle sue parole, la città di Suifenhe, nello Heilongjiang, ha imposto ai residenti un lockdown simile a quello di Wuhan (e dalla settimana scorsa in vigore in una contea dello Henan, nella Cina interna) per un picco di casi accertati importati dalla Russia: la città ha chiuso il punto di ingresso nel Paese alla frontiera, e poche ore dopo anche altri tre ingressi via terra.
La fine del 'lockdown' per gli undici milioni di abitanti di Wuhan si è accompagnata, nelle stesse ore, alla conferma delle indagini per "gravi violazioni della disciplina e della legge" su un magnate di Pechino, Ren Zhiqiang.
"Big Cannon" Ren, come viene soprannominato, risulta irreperibile dal mese scorso, dopo che un saggio a sua firma è circolato tra le élite cinesi e puntava il dito contro il presidente, definendolo un "pagliaccio" nella gestione dell'epidemia.
La Commissione Disciplinare del Pcc non ha specificato la motivazione delle indagini, ma non è la prima volta che le autorità prendono di mira il magnate, fino al 2014 a capo del gruppo immobiliare Huayuan e figlio di un rivoluzionario della prima ora, che contribuì alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese: nel 2016 venne censurato sui social dopo le critiche ai media statali, cui Xi aveva chiesto un maggiore allineamento alla linea del Pcc.