Negli Stati Uniti non esistono primarie a livello nazionale, ma il Super Tuesday in programma oggi ci si avvicina, perché sarà il giorno in cui quattordici stati, più due giurisdizioni, sceglieranno i loro candidati alla presidenziali di novembre. Il super martedì sarà il quinto appuntamento, dopo le primarie in Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina.
Quattordici gli Stati chiamati al voto
Alabama, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia. Più due giurisdizioni: le isole Samoa americane e gli elettori democratici all'estero.
Stati rossi e blu
Le primarie di domani attraverseranno il Paese, dalla California al Maine. Si va dagli stati a tradizione democratica come il Massachusetts a quelli conservatori come Texas e Oklahoma, a quelli in bilico come Colorado, North Carolina e Virginia.
I delegati
Ne verranno 1.357 sui 3.979 che parteciperanno alla convention di luglio, quindi circa un terzo, 400 dei quali in California. Per ottenere la "nomination" per correre per la Casa Bianca il candidato deve ottenere la metà più uno dei voti, equivalente a 1.991 delegati.
Il programma
I primi seggi a chiudere saranno quelli in Vermont quando in Italia sarà l'1 di notte e in California (le 5 in Italia). I risultati non saranno tutti disponibili nelle ore successive. Per conteggiare quelli in California ci vorranno giorni, perché molti voti vengono espressi per posta.
La storia
Il Super Tuesday affonda le radici nel 1988, quando gli stati del sud decisero di andare al voto lo stesso giorno per contrastare la cosiddetta "sindrome Iowa", per cui un piccolo stadio del Midwest finiva per contare di più solo perché era il primo ad andare al voto. Se gli stati del sud non potevano essere i primi, fu la teoria, dovevano unirsi per mettere in gioco più delegati e costringere i candidati a passare più tempo dalle loro parti. In origine ci fu anche una motivazione politica: dopo il fallimento del candidato Walter Mondale, travolto dal repubblicano Ronald Reagan nell'84, il partito democratico voleva eleggere un candidato più moderato. Per questo molti stati del sud, più moderati, si unirono per dare un segnale forte alla competizione. Ora, per via della sua composizione variegata, il Super Tuesday ha perso la sua connotazione moderata.
Il precedente
Nel '92 un Bill Clinton in difficoltà, dopo aver perso sia in Iowa sia in New Hampshire, si risollevò proprio al Super Tuesday per poi conquistare la nomination.
La situazione
Dopo il ritiro di Amy Klobuchar, Pete Buttigieg e del miliardario Tom Steyer, restano in corsa Bernie Sanders, Joe Biden, Elizabeth Warren e la rappresentante delle Hawaii eletta alla Camera, Tulsi Gabbard, che non ha ottenuto delegati. Klobuchar ha già manifestato il suo sostegno a Biden, forse puntando sull'ingresso nel ticket come candidata vicepresidente, e, secondo The Hill, anche Buttigieg sarebbe in procinto di fare lo stesso.
La novità
Mike Bloomberg. L'ex sindaco di New York entra in gara solo ora. In questi stati il miliardario ha speso 350 milioni di dollari in campagna pubblicitaria, dalle televisioni ai social. La grande esposizione gli ha permesso di scalare posizioni nei sondaggi, compresi quelli che riguardano gli elettori afroamericani, al pari dell'ex vicepresidente Joe Biden.