Nuovi venti di guerra a Idlib, nel Nord-Ovest della Siria al confine con la Turchia, dove da settimane si fronteggiano le forze turche con l'esercito di Damasco, sostenuto dalla Russia. A innescare il rischio concreto di una escalation fatale è stato l'attacco aereo, nella notte, di Damasco contro i turchi nella regione, uccidendo almeno 33 soldati di Ankara.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha subito convocato un consiglio di sicurezza straordinario per decidere la controffensiva. E in questa riunione, con i vertici militari del Paese, è stato deciso anche di aprire i confini dell'Ue ai migranti e non trattenerli più nel Paese. Nel frattempo, Mosca tenta di riprendere il dialogo e spiega che "i soldati turchi uccisi da Damasco si trovavano i mezzo a terroristi siriani" e che si è subita mossa per stabilire il cessate il fuoco da parte degli alleati siriani.
Fuori dalla regione si muove anche la Nato che oggi si riunisce d'urgenza per affrontare la crisi, su richiesta turca. Il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, aveva sollecitato una de-escalation in Siria durante un colloquio con il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. "Sosteniamo il nostro alleato della Nato, la Turchia, e continuiamo a chiedere una sospensione immediata di questa odiosa offensiva da parte del regime di Assad, della Russia e delle forze sostenute dall'Iran", ha invece dichiarato un portavoce del Dipartimento di Stato americano.
Dalle Nazioni Unite arriva il monito che "il rischio di una maggiore escalation cresce di ora in ora" se non si interviene in Siria. Gli sfollati da Idlib sono già centinaia di migliaia. Sul campo, il portavoce della presidenza turca, Fahrettin Altun, ha comunicato che "tutte le posizioni note del regime siriano sono state prese di mira dalle unità di terra e aeree" turche "per vendicare i soldati turchi uccisi".
Poche ore dopo offensiva e controffensiva, centinaia di migranti in Turchia si sono diretti verso i confini dei vicini Paesi europei approfittando del lasciapassare turco. La televisione di Stato Trt e l'emittente privata Ntv hanno mostrato le immagini di gruppi di alcune decine di migranti, carichi di borse, camminare lungo una strada al confine con la Grecia.
L'agenzia di stampa Dha ha riferito che circa 300 migranti siriani, iracheni e iraniani sono arrivati nella provincia di Edirne, al confine con la Grecia. Secondo il quotidiano Sabah, vicino all'esecutivo turco, la decisione di "aprire le porte" è stata presa ieri notte durante un consiglio di sicurezza straordinario presieduto dal capo dello Stato, Recep Tayyip Erdogan. Al momento la decisione non viene confermata da fonti ufficiali turche. Ma il portavoce del partito del presidente, l'Akp, ha dichiarato che la Turchia "non è più in grado di trattenere" i migranti che vorrebbero andare in Europa, sottolineando tuttavia che la politica migratoria di Ankara "non è cambiata". "L'Unione europea ha solo una cosa da fare: vedere come può aiutare la Turchia", ha aggiunto Omer Celik, che chiede "azioni concrete". In passato, Ankara aveva più volte minacciato di "aprire le porte" dell'Europa ai migranti.
Ankara, confini riaperti perché sovraffollati
Il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, ha dichiarato che i confini sono stati riaperti perché sovraffollati a causa della crisi in atto a Idlib, nel Nord-Ovest della Siria, da dove circa un milione di profughi è in fuga verso la Turchia. "In seguito alla crisi in atto a Idlib tutti i confini sono sovraffollati. A questo punto sta alla comunità internazionale intervenire con passi concreti per fermare la crisi in atto a Idlib e in Siria", ha detto il portavoce e consigliere del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan
Erdogan: "Faccia a faccia con Putin al più presto"
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha avuto un lungo colloquio telefonico con il collega russo Vladimir Putin, durante il quale i due leader hanno convenuto sulla necessita' di un incontro faccia al faccia "al più presto" per discutere della situazione a Idlib. A renderlo noto il capo della comunicazione del presidente turco, Fahrettin Altun.
Ankara, colpiti 329 militari siriani
Il ministero della Difesa turco ha reso noto che 329 militari dell'esercito di Damasco sono stati colpiti dall'esercito di Ankara nella provincia di Idlib, nel Nord-Ovest della Siria. L'offensiva della Turchia ha colpito circa 200 postazioni ed obiettivi appartenenti all'esercito di Bashar al-Assad, come confermato dallo stesso ministro della Difesa, Hukusi Akar.
Erdogan: le frontiere con l'Ue restano aperte ai profughi
Il ministero degli Esteri turco ha reso noto che la apertura delle frontiere con l'Unione Europea ai migranti "continuerà", considerato l'aggravarsi della situazione a Idlib, nel Nord-Ovest della Siria. "Siamo il Paese che ospita il più alto numero di rifugiati al mondo e non è cambiato niente nella nostra politica di accoglienza", ha poi aggiunto il portavoce del ministero Hamy Aksoy.
Ankara, colpiti 200 obiettivi di Assad a Idlib
Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha dichiarato che 200 obiettivi e postazioni militari del regime del presidente siriano Bashar al Assad sono stati colpiti dal fuoco turco, in seguito al bombardamento in cui ieri sera sono rimasti uccisi 33 militari turchi. "Abbiamo provato in tutti i modi a trovare una soluzione e lanciato numerosi appelli. Ma dopo il vile attacco subito ieri non abbiamo altra scelta", ha spiegato Akar
Borrell, interrompere subito escalation a Idlib
"E' necessario interrompere immediatamente l'escalation in corso a Idlib. C'e' il rischio di scivolare in un grande e aperto confronto militare internazionale". Lo scrive su Twitter l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell riferendosi al conflitto in Siria. L'escalation, secondo Borrell, "sta inoltre causando insopportabili sofferenze umanitarie e mettendo in pericolo i civili".
L'Unione europea, prosegue Borrell, chiede a tutte le parti una rapida de-escalation e si rammarica per la perdita di vite umane. La Ue prendera' in considerazione tutte le misure necessarie per proteggere i suoi interessi di sicurezza. Siamo in contatto con tutti gli attori rilevanti", conclude.
Ong, 16 soldati di Damasco uccisi in rappresaglia turca
La rappresaglia turche hanno ucciso 16 soldati siriani nella provincia nord-occidentale di Idlib, dopo che 33 militari turchi hanno perso la vita ieri notte in un raid di Damasco. Lo rende note l'Osservatorio siriano per i diritti umani. I turchi hanno colpito le postazioni dell'esercito siriano nelle zone meridionali e orientali della provincia.
Ankara chiede una no-fly zone su Idlib
La Turchia esorta la comunità internazionale a stabilire una no-fly zone nella Siria nordoccidentale per impedire agli aerei del regime siriano e al suo alleato russo di compiere attacchi. "La comunità internazionale deve prendere provvedimenti per proteggere i civili e stabilire una no-fly zone" nella regione di Idlib, dove più di 30 soldati turchi sono stati uccisi giovedì in bombardamenti attribuiti al regime siriano, ha affermato il direttore della comunicazione della presidenza turca, Fahrettin Altun.
Mosca: "I soldati turchi non dovevano essere lì"
I soldati turchi colpiti dal fuoco dell'esercito siriano erano tra "unità combattenti di gruppi terroristici". Lo ha dichiarato il ministero della Difesa russo dopo la morte di 33 soldati turchi in un raid di Damasco sulla regione di Idlib, nel Nord-Ovest della Siria. "I soldati turchi, essendo in unità di combattimento di gruppi terroristici, sono stati presi di mira dai soldati siriani", ha spiegato il ministero secondo cui la parte turca non ha comunicato la presenza delle sue truppe nell'area interessata e che "non avrebbero dovuto essere lì".
Oggi riunione degli ambasciatori della Nato
La Nato terrà oggi una riunione urgente sulla situazione in Siria, richiesta dalla Turchia dopo l'escalation di giovedì a Idlib. Lo riportano i media internazionali.
Due fregate russe nel Mar Nero
La Russia ha inviato due fregate della flotta del Mar Nero equipaggiate con missili da crociera Kalibr-NK nel Mar Mediterraneo. Lo ha riferito ai giornalisti il portavoce ufficiale della flotta, Alexei Rulev. "Le fregate ammiraglio Makarov e ammiraglio Grogorovich, equipaggiate con missili ad alta precisione Kalibr-NK, effettuano un viaggio programmato da Sebastopoli in una zona marittima lontana, dove si uniranno al gruppo permanente della Marina russa nel Mar Mediterraneo", ha spiegato. Lo spostamento di forze coincide con un aggravamento della situazione nella zona di distensione di Idlib, in Siria.