Per l'emergenza del coronavirus, si torna a parlare della sospensione della libertà di circolazione garantita dal trattato di Schengen. Il trattato, che prende il nome dalla città lussemburghese in cui fu inizialmente firmato, prevede la libera circolazione delle persone all'interno del Paesi che lo hanno firmato. Ma tutti i Paesi possono, per motivi eccezionali, ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere.
Per l'emergenza del coronavirus, si torna a parlare della sospensione del trattato di Schengen. In effetti, la reintroduzione dei controlli alle frontiere dei Paesi firmatari è prevista dalle regole del codice in casi eccezionali (all'articolo 23), ma può essere solo temporanea, proporzionata e motivata. Per esempio, vi si ricorre in caso di minaccia per l'ordine pubblico o per la sicurezza nazionale. La Commissione Ue può esprimere un parere, ma non può imporre un veto.
Perché la libera circolazione viene sospesa
Dal 2006 a oggi, il Trattato di Schengen sulla libera circolazione è stato sospeso per 116 volte, secondo i dati della Commissione. Il primo Paese, nella lista dell'esecutivo Ue, è stato la Francia: otto ore, il 21 ottobre 2006, per manifestazioni di giovani radicali baschi a Saint-Pee-sur-Nivelle e Bayonne.
Prima dell'emergenza migranti, il Trattato veniva sospeso per lo più in occasione di grandi eventi sportivi e summit internazionali, che riuniscono in uno stesso luogo i leader mondiali diventando luoghi ad alto rischio per il terrorismo. L'Italia ha reintrodotto i controlli alla frontiera per il G8 di Genova, nel 2001, per quello de L'Aquila, nel 2009, e per il G7 di Taormina, nel 2017. Il Belgio ha sospeso la libera circolazione per gli Europei del 2000 e il Portogallo per quelli del 2004; l'Austria nel 2008 e la Francia nel 2016. La Norvegia ha sospeso il Trattato in occasione della cerimonia dei premi Nobel nel 2009 e nel 2012; l'Estonia per la visita del presidente Usa nel 2014 e la Spagna per il matrimonio dell'allora principe ereditario, oggi re Felipe.
Negli ultimi anni, la maggior parte delle sospensioni sono state legate al terrorismo e all'emergenza migranti: Schengen è stato sospeso in Norvegia e Svezia nel luglio 2011, dopo la strage nell'isola di Utoya; dopo gli attacchi a Parigi del novembre 2015, la Francia ha disposto controlli alle frontiere fino a ottobre 2018. Tra il 2015 e il 2016, hanno fatto lo stesso, ma per limitare il flusso di migranti: Ungheria, Slovenia, Germania, Austria, Norvegia, Svezia, Danimarca, Allora, a mettere a rischio la libera circolazione in Europa era stato l'accordo nel governo tedesco sui respingimenti. L'Austria, in caso di chiusura delle frontiere da parte di Berlino, si era detta pronta a blindare il Brennero.
L'accordo, entrato in vigore nel 1995, stabilisce all'interno della spazio comune l'abolizione delle frontiere interne a favore di una libera circolazione delle persone. L'accordo prevede anche l'applicazione di regole e procedure comuni in materia di visti, soggiorni brevi, richieste d'asilo e controlli alle frontiere; il potenziamento della cooperazione e coordinamento tra i servizi di polizia e le autorità giudiziarie; la creazione e lo sviluppo del sistema d'informazione Schengen (Sis), un data base sofisticato che consente alle autorità competenti di scambiarsi dati relativi all'identità di persone e beni. Grazie al Trattato di Amsterdam del 1997, la cooperazione di Schengen è stata inserita nel quadro legislativo dell'Unione europea (Ue).
I Paesi aderenti
La convenzione fu firmata inizialmente da Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi, ma via via vi hanno aderito 22 Paesi dell'Ue: oltre ai firmatari iniziali, anche Spagna, Portogallo, Italia, Austria, Grecia, Danimarca, Finlandia, Svezia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria e Malta.
Quattro Paesi che non sono nell'Ue (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) si sono associati, aderendo alla libera circolazione delle persone. Bulgaria, Cipro, Croazia e Romania non sono ancora membri a pieno titolo. Regno Unito e Irlanda hanno chiesto di partecipare solo ad alcuni aspetti: in particolare, la cooperazione giudiziaria di polizia in materia penale, la lotta contro il narcotraffico e il Sis.