Sono circa 58 milioni gli elettori chiamati alle urne venerdì per le 11esime elezioni parlamentari della Repubblica islamica di Iran. La vigilia dell'appuntamento elettorale è stata caratterizzata da una delle squalifiche più massicce di candidati, tanto che alcuni riformisti - i più colpiti dal vaglio del Consiglio dei Guardiani - hanno invitato a boicottare il voto per mancanza di reale competizione in numerosi collegi sotto lo slogan Ray-bi-Ray ('Nessun voto').
In 16 mila, secondo i dati del ministero dell'Interno, si erano registrati per partecipare alla consultazione, ma solo 7.148 sono stati ammessi. Esclusi anche una ottantina di deputati dell'attuale legislatura, tra cui una figura con un impeccabile curriculum rivoluzionario come Ali Motahhari, 62 anni, figlio di un religioso sciita i cui insegnamenti hanno contribuito all'ideologia della Repubblica islamica, ma che ha mostrato di simpatizzare per il presidente centrista Hassan Rohani.
I candidati, che corrono in 200 collegi sparsi nelle 31 province del Paese, si contenderanno i 290 seggi del Majlis, l'Assemblea legislativa della Repubblica islamica, che ha un mandato di quattro anni. Tra loro figurano anche alcune decine di nomi in rappresentanza delle minoranze religiose, a cui spettano cinque seggi (ebrei, zoroastriani, un seggio condiviso per assiri e caldei, due per gli armeni). Ufficialmente, si possono candidare tutti gli iraniani di età tra i 30 e i 75 anni, che abbiano un'istruzione superiore, abbiano svolto il servizio militare obbligatorio (per gli uomini) e dimostrato la loro dedizione all'islam (fatta eccezione per chi si candida per i seggi assegnati alle minoranze religiose).
I seggi si aprono alle 8 ora locale (le 5.30 in Italia) e si chiudono alle 18 locali, ma fine delle operazioni di voto a volte viene prorogata nel corso della giornata, per incoraggiare al voto e aumentare il dato dato dell'affluenza. Secondo il portavoce del Consiglio dei Guardiani, l'affluenza sarà superiore al 50%. La legge elettorale iraniana prevede che si vada al ballottaggio nelle circoscrizioni in cui nessuno dei candidati abbia superato al primo turno la soglia del 25%.
Il giorno fissato per l'eventuale ballottaggio è il 17 aprile. L'Iran è diviso in collegi uninominali e plurinominali: il più grande e cruciale è quello della capitale Teheran, che elegge 30 deputati. Dopo Teheran, le province che mandano più deputati al Majlis sono Isfahan e Azerbaijan Est (19 ciascuno). Quelle che eleggono meno parlamentari sono Alborz, Qom, Ilam, Kohgiluyeh e Boyer-Ahmad (3 ciascuno).
La campagna elettorale, che si chiude ufficialmente oggi, è durata solo sette giorni e si è svolta piuttosto in sordina. La crisi economica dovuta alle sanzioni americane, ma anche a quella che i conservatori bollano come una cattiva gestione del Paese da parte dell'amministrazione Rohani è il problema in testa all'agenda di tutti i gruppi politici - non ci sono veri e propri partiti in Iran - e soprattutto la preoccupazione principale di ogni famiglia.
Proprio per i suoi riflessi diretti sulla vita quotidiana degli iraniani, la politica estera è l'altro grande tema su cui battono i candidati: dal rapporto con gli Usa, fino all'influenza regionale dell'Iran, da perseguire con l'impegno finanziario e militare nel mondo arabo. Venerdì, inoltre, in cinque province - Khorasan, Khorasan Razavi, Fars, Tehran e Qom - si vota per le elezioni di medio termine dell'Assemblea degli esperti: formata da 88 membri e con un mandato di 8 anni, ha il potere di eleggere la Guida Suprema. Le province interessate a questo voto sono cinque.