Il Partito Comunista Cinese alla prova dell'epidemia
- Xi Jinping
L'epidemia di coronavirus partita da Wuhan rappresenta una delle più grandi sfide degli ultimi decenni per il Partito Comunista Cinese e forse la più dura per il suo segretario generale, Xi Jinping, spesso definito il leader più potente dai tempi di Mao Zedong. La reazione del Pcc allo scoppio dell'epidemia è stata, finora, per certi versi prevedibile: l'isolamento di intere città da milioni di abitanti, la defenestrazione dei dirigenti a livello locale a Wuhan e nello Hubei. La fine della "guerra popolare" contro l'epidemia - come la ha definita lo stesso Xi, che ha dato ruoli chiave in questa lotta ad alcuni suoi fedelissimi - appare, però, ancora lontana.
Il Pcc deve fare i conti con il danno di immagine ricevuto dalla morte del medico Li Wenliang, che per primo aveva identificato la presenza di un virus simile a quello della Sars a Wuhan, ed era stato temporaneamente zittito dalle autorità locali.
Xi ha lanciato vari messaggi sulla necessità di minimizzare l'impatto economico e salvare il maggiore numero di vite umane: le sue parole sono la garanzia più alta del lavoro per la vittoria contro l'epidemia di tutta la complessa macchina del partito, il cui vertice decisionale è composto da sette membri, tra cui lo stesso Xi.
Il Congresso del Pcc, che si riunisce ogni cinque anni, è l'organo di "leadership suprema del Partito Comunista Cinese", come recita un video diffuso dall'agenzia Xinhua alla viglia dello scorso meeting, il diciannovesimo, che si è tenuto tra ottobre e novembre 2017. All'ultimo Congresso giunsero a Pechino 2.287 delegati eletti da tutte le province cinesi (lo stesso Xi venne eletto a livello provinciale nel Guizhou (Sud-Ovest). I membri del Congresso eleggono a loro volta un presidio e un suo segretario generale, responsabile delle procedure messe in atto dal Congresso.
I compiti principali del Congresso del Pcc sono tre: l'elezione del nuovo Comitato Centrale (attualmente composto da 204 membri permanenti e 172 supplenti) l'elezione della nuova Commissione Centrale per l'Ispezione e la Disciplina, che dà la caccia ai funzionari di partito corrotti, e l'approvazione dei rapporti di lavoro presentati da questi due organi.
Il Comitato Centrale eletto dal Congresso si riunisce in seduta plenaria sette volte nei cinque anni che trascorrono tra un Congresso e il successivo. La prima riunione plenaria avvenne già all'indomani dell'elezione: al termine della prima breve riunione vengono stabilite le cariche più alte (tra cui quella di segretario generale del Pcc, oggi Xi Jinping) e la composizione del Politburo e del Comitato Permanente del Politburo, ovvero dell'Ufficio Politico del Comitato Centrale, vertice decisionale del Pcc. Il secondo plenum, a pochi mesi di distanza, avviene poco prima dei lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo e della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese, che si tengono nel marzo di ogni anno (con la probabile esclusione di quest'anno a causa dell'epidemia di coronavirus) e decide le cariche a livello statale.
Il terzo plenum, generalmente visto come il più importante e che si tiene di norma a un anno dal Congresso, ha il compito di fissare l'agenda economica del Paese. Lo scorso terzo plenum del Comitato Centrale ha rotto le regole e si è tenuto a sorpresa nel marzo 2018, invece che a fine ottobre: dalla riunione plenaria emerse la decisione di eliminare il vincolo del doppio mandato costituzionale per il presidente, che ha spianato la strada per una leadership sullo Stato a tempo indefinito di Xi. Il quarto plenum prende in considerazione generalmente il tema della governance, mentre il quinto si occupa di questioni economico-sociali (al quinto plenum del 2015, venne decisa l'abolizione della controversa legge sul figlio unico, che resisteva da 36 anni).
Il sesto plenum si concentra sulla vita interna del Pcc (nel 2016 elesse Xi a core leader del Pcc, accrescendone lo status), mentre il settimo plenum prepara il terreno per il Congresso successivo, che comincia normalmente a pochi giorni di distanza dal termine della riunione.
Il Politburo e il Comitato Permanente del Politburo sono gli organi più alti del partito quando il Comitato Centrale non è in sessione plenaria.
Nel Politburo siedono 25 dirigenti politici di livello nazionale, a capo dei settori più importanti del partito, dello Stato e delle Forze Armate: tra i membri più noti c'è il vice premier con delega all'economia, Liu He, protagonista dei negoziati con gli Stati Uniti sulla disputa tariffaria. Di questi venticinque membri, sette fanno parte del Comitato Permanente del Politburo, dove siedono i presidenti dei maggiori organi dello Stato: oltre al presidente, che è anche segretario generale del Partito Comunista Cinese e presidente della Commissione Militare Centrale, l'organo decisionale delle Forze Armate, c'è il primo ministro, a capo del Consiglio di Stato, Li Keqiang.
Nella gerarchia del vertice del potere, a seguire, ci sono il presidente dell'Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento, Li Zhangshu; il presidente della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese, il ramo consultivo dell'Anp, Wang Yang; il primo segretario del partito, Wang Huning, teorico della leadership centralizzata; il presidente della Commissione Centrale per l'Ispezione e la Disciplina, Zhao Leji, e il vice premier, Han Zheng.
I riflettori sono, però, tutti puntati su Xi. Nessuno degli attuali membri del Comitato Permanente del Politburo possiede i requisiti anagrafici per potere rimanere all'interno del Comitato Permanente per tre mandati, succedendo negli ultimi due al segretario generale in carica: proprio l'assenza di un delfino al vertice sia del partito che dello Stato - a meno di clamorose sorprese - appare la cifra politica più evidente della leadership di Xi, che ha iscritto il primo nome accanto al suo contributo ideologico sia nella carta fondamentale del Pcc che nella Costituzione.