I giudici egiziani del tribunale di Mansura, al termine di una udienza durata solo 10 minuti, hanno respinto la richiesta di scarcerazione di Patrick George Zaky, il ricercatore egiziano che studia all'università di Bologna arrestato all'aeroporto del Cairo con l'accusa di danneggiare la sicurezza nazionale, incitare alle proteste e propagandare false notizie. Il 27enne resta quindi in carcere.
Secondo quanto riferito dall'Ong Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), in aula a Mansura erano presenti anche rappresentanti dell'Ue e dell'ambasciata italiana. Gli avvocati del giovane avevano fatto ricorso contro la custodia cautelare di 15 giorni decisa l'8 febbraio. Il 27enne dovrà ora attendere l'udienza del 22 febbraio sull'eventuale proroga di altri 15 giorni della custodia cautelare qualora fosse necessario un supplemento di indagine. Gli avvocati di Patrick hanno chiesto il suo rilascio sulla base delle procedure scorrette dell'arresto e della detenzione.
Lo studente, hanno ricordato, è stato fermato all'aeroporto del Cairo il 7 febbraio e detenuto illegalmente in una struttura di sicurezza nazionale. È comparso davanti a un procuratore soltanto nel tardo pomeriggio dell'8 febbraio. Non è stato portato davanti ad un pubblico ministero competente per il luogo dove è avvenuto l'arresto, ma è stato trasferito a Mansura, dove gli è stato presentato un rapporto della polizia che si riferisce erroneamente al suo arresto in un checkpoint di quella città.
La famiglia: "Torturato per sapere i legami con Regeni"
Inoltre, Patrick è stato torturato durante la sua detenzione illegale, nei modi che i legali hanno dettagliatamente esposto alla giuria che oggi esaminava la richiesta di scarcerazione. Gli avvocati di Patrick hanno infine chiesto il suo rilascio dalla detenzione a causa di irregolarità procedurali e scarsità di prove.
Immediate le reazioni da Bologna: il sindaco, Virginio Merola ha assicurato che sarà ancora "più forte la richiesta del rispetto dei diritti umani”. “Zaky non è solo, si stanno moltiplicando le manifestazioni per lui", ha aggiunto rilanciando il corteo, in programma lunedì prossimo, di solidarietà per lo studente che frequenta il master Gemma dell’Alma Mater.
La famiglia di Zaky ha assicurato che il giovane studente è stato "picchiato e torturato per 30 ore" in Egitto perché volevano conoscere "i suoi legami con l'Italia e con la famiglia di Giulio Regeni.