Maschere insufficienti, tute protettive carenti e spesso riutilizzate per giorni. In assenza di un'adeguata protezione, il personale ospedaliero di Wuhan, la città cinese focolaio dell'epidemia, lavora in balia della contaminazione da coronavirus. Molti sono costretti a lavorare con il pannolone perché non hanno possibilità di andare in bagno durante il servizio, non avendo sufficienti tute da poter cambiare. I primi numeri sui contagi tra il personale sanitario confermano le preoccupazioni: sei decessi e 1.716 contagi, di cui la maggior parte proprio a Wuhan. La morte del dottor Li Wenliang, rimproverato per essere stato uno dei primi a fine dicembre a dare l'allarme e contagiato dal virus, ha messo in luce le difficili condizioni di lavoro dei medici in prima linea.
È soprattutto la carenza di forniture mediche a preoccupare. Perché Wuhan, dove il coronavirus è apparso a dicembre, ha il bilancio umano più pesante: il 74% dei circa 1.100 decessi in tutto il mondo e il 43% di tutti i pazienti contagiati.
"Per risparmiare sulle tute intere, i colleghi le cambiano solo una volta ogni quattro, sei, persino otto ore", ha raccontato un medico che lavora in uno dei grandi ospedali che si occupano del trattamento di pazienti gravi. "Durante questo periodo, i colleghi non possono mangiare, bere o andare in bagno", ha aggiunto nella sua testimonianza ad Afp preferendo mantenere l'anonimato per paura di possibili ritorsioni. "I medici di ogni specializzazione sono chiamati a ricevere 400 pazienti in otto ore", racconta ancora. Alcuni indossano pannoloni durante le loro lunghe ore di servizio, ha ammesso la Commissione sanitaria nazionale. Delle 59.900 tute necessarie ogni giorno, i medici e le infermiere di Wuhan ne hanno solo 18.500, ha spiegato il vice sindaco, Hu Yabo.
Stessa osservazione per le mascherine N95, che proteggono dal virus: ci vorrebbero 119 mila al giorno, ne hanno solo 62.200. A essere pienamente cosciente della precarietà della situazione sul campo è Xu Yuan, una cinese che vive negli Stati Uniti e che è in contatto quotidiano con ex compagni di classe, che sono diventati medici o infermieri negli ospedali Tongji e Xiehe. Racconta di aver speso finora 4.600 euro per comprare tute protettive e inviarle ai suoi amici che già a fine dicembre l'aveva avvisata della gravità della situazione. "Uno di loro è costretto a indossare la stessa tuta per cinque giorni di fila. Ogni giorno la pulisce con un disinfettante dopo l'uso.
Dice che potrebbe non essere più utile, ma comunque meglio che niente", racconta la donna. "Mi ha mandato un video in cui si vede all'interno di un'ambulanza con otto pazienti sospettati di essere contagiati. Riuscite a immaginare di stare senza una protezione adeguata con otto potenziali fonti di virus intorno a voi?" Domenica, un altro funzionario dell'Agenzia nazionale di pianificazione ha ammesso che la produzione interna di mascherine è ferma al 73% della sua capacità normale.