Primo caso di coronavirus registrato in Africa. Ad annunciarlo è stato il ministero della Salute egiziano.
In questi giorni i servizi sanitari africani sono in fibrillazione di fronte al rischio concreto di importazione del coronavirus sul continente, stretto partner commerciale della Cina. Non si era verificato ancora nessun caso, ma ieri l'Oms aveva lanciato l'allarme perché in Africa "casi di contagi potrebbero verificarsi in qualunque momento, e la maggior parte degli ospedali non sarebbe in grado di far fronte a un numero elevato di pazienti bisognosi di cure intensive" aveva sottolineato Michel Yao, responsabile Oms delle operazioni di emergenza in Africa.
Prima dell'annuncio dell'Egitto, c'erano 45 casi sospetti segnalati all'Oms da Etiopia, Costa d'Avorio, Ghana, Botswana e Burkina Faso, 35 sono risultati negativi e una decina di persone sono tutt'ora in quarantena.
Ad oggi solo 7 laboratori, per un intero continente, sono in grado di eseguire i test: tra questi l'Istituto Pasteur in Senegal e il National Institute for Communicable Diseases in Sudafrica, che hanno ricevuto campioni da esaminare da Paesi sprovvisti da centri clinici competenti mentre in alcuni casi sono stati spediti direttamente a Parigi. E per l'Oms - che nei giorni scorsi ha inviato altri kit a 29 laboratori africani - i paesi maggiormente a rischio contagio, per i stretti rapporti con Pechino, sono Algeria, Angola, Etiopia, Ghana, Nigeria, Tanzania e Zambia.
Ad eccezione del Kenya e del Sudafrica, la maggior parte degli ospedali africani ha servizi di terapia intensiva dalle capacità molto limitate, con spesso solo 10 letti disponibili. Se l'Africa dovesse far fronte ad un'epidemia di coronavirus, sarebbe cruciale il coinvolgimento diretto di Ong internazionali, come Medici senza frontiere (Msf), che con i loro centri di cure potrebbero dare un contributo vitale in termini di equipaggiamenti sanitari - ossigeno, apparecchi respiratori - e di personale competente per compensare sistemi locali carenti.
Mercoledì a Ginevra l'Oms ha ricordato che oltre al pericolo coronavirus, in questo momento la Repubblica democratica del Congo non è ancora uscita dall'emergenza Ebola - che ha già causato 2250 morti - e da quello del morbillo, con un bilancio di 6.300 vittime negli stessi mesi.