Pechino, tra reticenze e verità sul coronavirus
- Xi Jinping
Tutto parte da Wuhan, nel cuore della Cina che si prepara a festeggiare il Capodanno e a inaugurare l'anno del Topo. Ma a fine dicembre i casi di polmonite virale, scoppiati nel mercato ittico locale, cominciano a destare preoccupazione. Di seguito l'escalation, tra le reticenze e le verità dei vertici del regime, della crisi.
- L'ALLARME INASCOLTATO DEL MEDICO-EROE, POI CONTAGIATO E MORTO
Uno dei primi a dare l'allarme, il 30 dicembre, è il medico oculista Li Wenliang che su WeChat condivide con i suoi ex colleghi di università la preoccupazione della diffusione di una nuova Sars, sulla base delle primi analisi che aveva potuto consultare. Il messaggio si diffonde più veloce del previsto e le autorità convocato Li per accusarlo di procurato allarme e di diffusione di notizie false. Perché ufficialmente si tratta di casi di malattie respiratorie comuni come l'influenza stagionale. I funzionari cinesi sottolineano che non vi è stata alcuna trasmissione da uomo a uomo ma intanto il mercato di Wuhan viene chiuso per lavori di ristrutturazione.
- PECHINO AVVERTE L'OMS E PROMETTE "CONTROLLI EFFICACI"
Il 31 dicembre le autorità locali convocano una riunione di emergenza e avvertono l'Organizzazione mondiale della sanità. Il 20 gennaio, con tre morti confermati, il presidente cinese, Xi Jinping, chiede di mettere in atto "controlli efficaci" per fermare l'epidemia di polmonite virale. Xi viene citato in un breve comunicato diffuso dai media statali. Il presidente, si legge, dà "importanti istruzioni" e sottolinea "la necessità di mettere al primo posto la salute e la vita delle persone".
- WUHAN E ALTRE MEGALOPOLI DELL'HUBEI IN QUARANTENA
Il 23 gennaio Wuhan e altre tre città vengono messe in quarantena e vengono bloccati tutti i trasporti pubblici. Il dottor Li viene riabilitato ma, entrato in contatto con altri pazienti, viene contagiato. Morirà qualche giorno dopo.
- MA PECHINO RASSICURA. E XI JINPING FA AUGURI PER CAPODANNO
Il 24 gennaio la notizia del nuovo coronavirus è in prima pagina sui giornali di mezzo mondo ma viene relegata in secondo piano dai media di Stato in Cina. Nel gigante asiatico i media di Stato vogliono dare un'immagine rassicurante del misterioso coronavirus che sta paralizzando il Paese. L'apertura del Quotidiano del Popolo, il giornale del Partito comunista, viene dedicata ai calorosi auguri di Xi Jinping per il Capodanno lunare, accompagnato da una foto del presidente a un evento nella Grande Sala del Popolo, a Pechino.
- IL 25 GENNAIO PRIMA RIUNIONE DEL POLITBURO PCC. TRE GIORNI DOPO XI PER LA PRIMA VOLTA AMMETTE: "COMBATTIAMO CONTRO UN DEMONIO
Il 25 gennaio i membri dell'Ufficio Politico del Partito Comunista Cinese, l'organo di vertice del partito composto da 25 dirigenti di livello nazionale tra cui il presidente cinese Xi Jinping, si riuniscono per fare il punto sull'epidemia. Non trapela nulla delle decisioni prese. Il 28 gennaio interviene pubblicamente, per la prima volta, il presidente Xi e lancia l'allarme su "una situazione grave". "Il virus è un demonio e non possiamo lasciare che il demonio si nasconda", dichiara il capo di Stato durante un incontro a Pechino con il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus. Xi promette una politica "aperta, trasparente e responsabile" nella pubblicazione delle informazioni, sia all'interno che rispetto agli altri Paesi.
- XI INVITA AD AGIRE TEMPESTIVAMENTE, "È IL COMPITO PIÙ URGENTE"
Il 3 febbraio Xi invita ad agire tempestivamente e con risolutezza per contenere l'epidemia e lo definisce "il compito più urgente al momento" per la Cina. In una riunione del Politburo Xi sottolinea che "il risultato della prevenzione e del controllo dell'epidemia ha un impatto diretto sulle vite e sulla salute delle persone, sulla stabilità complessiva economica e sociale e sulle aperture del Paese". Avverte che "disobbedisca alle istruzioni o si sottragga alle proprie responsabilità verrà punito".
- PECHINO TORNA A MOSTRARE OTTIMISMO. XI SI FA FOTOGRAFARE CON LA MASCHERINA SUL VOLTO. WUHAN "CITTÀ EROICA"
Il 5 febbraio Pechino torna a mostrare ottimismo: "La Cina è fiduciosa ed è in grado di contenere l'epidemia, ha messo in atto misure severe e sta raccogliendo i risultati". Il 10 febbraio Xi, con maschera protettiva sul volto, si fa mostrare in un centro per la prevenzione e il controllo dell'epidemia a Pechino dove viene sottoposto allo screening della temperatura corporea. "La situazione rimane molto grave e occorrono ferma fiducia, forte determinazione e misure più risolute per vincere la guerra del popolo contro l'epidemia, dichiara. Il capo di Stato elogia poi la città di Wuhan, che definisce "eroica" e prevede una "piena vittoria" nella lotta contro l'epidemia di coronavirus. "Wuhan è una città eroica e il popolo dello Hubei e di Wuhan sono popoli eroici che non sono mai stati schiacciati da alcuna difficoltà e pericolo nella storia", insiste Xi.
- DEFENESTRATI I VERTICI SANITARI E DEL PCC NELL'HUBEI, XI INVIA I SUOI UOMINI NELL'HUBEI
Due giorni dopo però nomina un suo protetto, Chen Yixin, vice capo della task force attiva a Hubei per controllare l'epidemia. I vertici sanitari vengono esautorati. Il 13 febbraio vengono rimossi dai loro incarichi anche i vertici del Partito comunista cinese (Pcc) nella provincia dello Hubei e nel suo capoluogo, Wuhan. Anche lì arriva un fedelissimo di Xi.