Stato piccolo e vario, formato dalla zona Est a maggioranza liberale, la parte centrale più moderata e quella Ovest più conservatrice. È qui che nella notte italiana si sono svolte le primarie degli attivisti di partito per eleggere i delegati da inviare alla convention nazionale che proclamerà il candidato democratico alle presidenziali di novembre.
Se prendiamo in esame le primarie svolte dal 2000, un dato appare chiaro: chi vince qui poi corre per la Casa Bianca. È successo per Al Gore nel 2000, John Kerry nel 2004, Barack Obama nel 2008 e Hillary Clinton nel 2016.
Quattro anni fa le "caucus" si svolsero l'1 febbraio e registrarono la vittoria di Hillary su Bernie Sanders con un margine ristretto: 49,8 per cento a 49,6. I sondaggi avevano assegnato la vittoria di uno dei due candidati per tre punti, nessuno aveva previsto il testa a testa sui decimali. Alla fine parteciparono 171 mila elettori che assegnarono a Clinton 23 delegati e a Sanders 21. In corsa c'era un terzo candidato, Martin O'Malley, che sospese la sua campagna dopo aver ottenuto solo lo 0,5 per cento dei delegati.
Quelle del 2012 si svolsero il 3 gennaio ed ebbero un valore simbolico perché Obama, presidente in carica, ottenne il 98 per cento dei voti. Quattro anni prima, nel 2008, il 3 gennaio, le "caucuses" registrarono invece un testa a testa tra i tre candidati: vinse Obama con il 37,6 per cento, contro il 29,7 di John Edwards e il 29,4 di Hillary Clinton. Obama riuscì a prevalere grazie al voto afroamericano che, seppure rappresentasse il 4 per cento, andò per due terzi a lui.
Quattro anni prima vinse John Kerry con il 37,6 per cento di voti, sei punti percentuali piu' del secondo, John Edwards, fermo al 31,8. Al terzo posto Howard Dean, con il 18, e al quarto Dick Gephardt, con il 10,6. Nel 2000, alle primarie del 24 gennaio, Al Gore ottenne il 63,4 per cento, quasi trenta punti piu' dello sfidante, l'ex campione di basket Bill Bradley, che si fermò al 34,8.
Cosa sono i Caucus e come funzionano le primarie
Con "caucus" si indicano gli incontri tra attivisti e iscritti di un partito e rappresentano una delle forme più antiche della democrazia dal basso. L'origine di questa parola risale alla tradizione della tribù dei nativi Algonquin di riunirsi per prendere decisioni, seguendo le direttive di un "caucauasu", il consigliere anziano. Ma il termine significa anche "stare seduti per terra a gambe incrociate davanti alle tende". Gli attivisti si riuniscono in chiese, palestre, luoghi pubblici, e procedono, dopo una discussione, alla scelta dei delegati da mandare alla convention nazionale che eleggerà il candidato alla Casa Bianca. Il sistema e' adottato in meno della metà degli Stati, e soprattutto tra quelli piccoli, tra cui Iowa, Nevada, Alaska, Colorado, Minnesota, Maine e Nebraska, per non correre il rischio dell'astensionismo.
Le primarie hanno, invece, una struttura piu' formale, simile alle tornate elettorali: si istituiscono seggi in cui esprimere il proprio voto di preferenza per il delegato da inviare alla convention. Adottate inizialmente negli stati del Sud, per rendere più democratica la competizione dove spesso si trovava solo un partito, le primarie si sono allargate a tutto il Paese, diventando poi dagli anni '70 uno strumento di coinvolgimento popolare. Ci sono due tipi di primarie: chiuse e aperte. A quelle chiuse, che rappresentano la maggioranza, possono partecipare solo quelli che si registrano come sostenitori del partito per cui si vota. A quelle aperte possono partecipare tutti. In Iowa si eleggeranno 41 delegati, a cui si aggiungeranno 8 "super delegati" scelti direttamente dai vertici del partito.