Da oggi, primo febbraio, Sandro Gozi è parlamentare europeo. L’ex sottosegretario per gli Affari europei nei governi guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni è stato eletto in Francia, nelle liste della Republique en Marche del presidente Emmanuel Macron, e dopo l’uscita dei rappresentanti del Regno Unito rimpolperà le file del terzo gruppo politico all’Europarlamento, Renew Europe, la cui consistenza si riduce a 98 membri, assieme ai liberali di molti Paesi ma a nessun deputato italiano. In questa legislatura, il presidente dei Federalisti europei, 52 anni a marzo, è il solo eletto con nazionalità diversa da quello del paese che lo ha votato. Solo l’ex ministro greco dell’Economia, Yanis Varoufakis, oltre a lui, era un ex membro di governo candidato in un altro Paese, nel suo caso la Germania, ma non è stato eletto. In questa intervista all’AGI nel giorno del suo ingresso ufficiale al Parlamento europeo, Gozi si mette a disposizione dei colleghi e delle istituzioni italiani come “unico interlocutore che parla la loro lingua nel terzo gruppo politico europeo”.
Sandro Gozi è stato eletto in Francia, quali saranno i suoi rapporti con il suo paese di origine e i suoi colleghi eurodeputati italiani?
Credo sia un’opportunità per l’Italia. Finora era assente dal terzo gruppo del Parlamento, uno dei più attivi, uno di quelli che ha dettato l’agenda europea a partire dal sostegno a Ursula Von Der Leyen. Sono aperto alla piena cooperazione sulla base delle scelte politiche. Credo che ci sia la possibilità soprattutto con alcuni gruppi politici: io sarò il primo italiano in Renew Europe, e per l’Italia credo sia un vantaggio che ci sia un italiano fortemente europeista che va nel terzo gruppo per importanza nel Parlamento Europeo. Oggi anche nelle riunioni di quel gruppo (da domani 97 eurodeputati, ndr) ci sarà la traduzione in italiano; con umiltà, credo di poter offrire un’opportunità di dialogo anche a imprese, associazioni, consumatori, regioni, che da oggi possono avere un interlocutore che parla la loro lingua nel gruppo Renew Europe”.
Come saranno le relazioni con gli altri eurodeputati italiani?
Dubito che tranne su alcuni temi sarà possibile trattare con gli eletti italiani dell’estrema destra, della Lega, del gruppo di Marine Le Pen perché hanno posizioni agli antipodi non solo rispetto alle mie ma anche a quelle di tanti altri italiani nella plenaria. Il Parlamento europeo è sempre più legato alle linee politiche più che alle appartenenze nazionali. Sono comunque aperto a cooperare con tutti sapendo che ci sono scelte politiche e di valori che io voglio portare avanti per l’Europa per l’Italia”.
Come si sente l’eurodeputato Sandro Gozi, che entra al Parlamento per effetto della Brexit?
Provo grande emozione e grande soddisfazione ma per la mia persona e il mio percorso, non certo per la Brexit! Io credo profondamente nell’Europa, ne sono innamorato: ho lavorato 10 anni alla Commissione europea e ho rappresentato con orgoglio i nostri interessi nazionali nel Consiglio dei ministri Ue, ma a parte uno stage non ho mai lavorato al parlamento europeo e ho sempre pensato che prima o poi dovevo fare questa esperienza. Per chi ha fatto politica al 99% proprio per fare politica europea, questa era una motivazione e il parlamento europeo in questa fase è la cosa più bella che mi poteva capitare. Sono emozionato e molto deciso a dare il mio contributo per un rinnovamento europeo che è assolutamente urgente. Per me è anche il concretizzarsi di quello che era utopia e speranza per tanti di noi: cominciare a realizzare la politica transnazionale, una politica che esce dagli stretti confini nazionali e pone le basi per la costruzione di quello che manca in Europa ed è fondamentale per una vera democrazia europea compiuta: dei veri movimenti politici transnazionali”.
Quale sarà la prima cosa che farà da eurodeputato?
Il primo obiettivo sarà quello di riformare la politica europea, innanzitutto introducendo le liste transnazionali e raddoppiando così il potere di voto nel 2024 dei cittadini europei, poi anche rafforzando il potere degli europarlamentari a partire da quello dell’iniziativa legislativa, poter proporre leggi, oggi non possibile. Mi considero fortunato e orgoglioso di potere incarnare un progetto che io per la prima volta imparai da Marco Pannella, europarlamentare all’epoca in cui io ero un tirocinante: l’idea di fare uscire la politica dai confini nazionali. Sono fra l’altro iscritto al Partito radicale transnazionale e questa idea fondamentale è per me una bellissima sfida”.
Come mai si è candidato in Francia?
Nel 2016 sono stato il primo in Europa dopo la Brexit a proporre di utilizzare i 73 seggi britannici per introdurre finalmente le liste transnazionali, cioè comuni a tutta l’Europa, embrioni di veri partiti politici europei. Non ce l’abbiamo fatta: feci io battaglia con il governo Renzi, poi Gentiloni e poi continuai in Francia, con Macron. Siamo stati fermati proprio in parlamento dall’opposizione di gran parte del Ppe e dai nazionalisti. Abbiamo quindi deciso di farlo in Francia: questo mi preme spiegare agli italiani: Macron ha deciso di fare in Francia quello che le destre ci hanno negato in Europa, cioè una lista con 7 nazionalità e l’Italia era rappresentata da me”. Gozi è nato a Sogliano al Rubicone, in piena Romagna.
Che cosa pensa del risultato elettorale nella sua regione?
Le elezioni sono andate bene: sarebbe stato drammatico se l’Emilia Romagna avesse perso di fronte alla strategia violenta, demagogica e nazionalista di Salvini. In Emilia Romagna hanno vinto il buongoverno, la saggezza degli Emiliano-romagnoli e un forte senso civico, ancora molto profondo in questa regione. Dalle sardine all’alta mobilitazione e partecipazione al voto, si è vista una reazione civica contro la violenza verbale e non solo di Salvini che mi fa ben sperare. Credo però che bisogna essere molto cauti: c’è un lavoro enorme da fare in Italia. Battere Salvini in Emilia Romagna non vuol dire avere vinto la partita nazionale, tutt’altro. Ma certamente è una bella notizia per gli italiani e per gli europei, perché ormai era diventato un simbolo anche europeo della lotta contro il nazionalismo, e in particolare per me, nato a Sogliano, con la mia famiglia di origine tutta ancora lì a Sogliano e Cesena. E, visto che non c’è nessun romagnolo al parlamento europeo, sono pronto a far sentire la voce dei romagnoli in Europa
Lei è presidente dei Federalisti europei, pensa ancora che il federalismo sia da considerare un obiettivo per l’Unione di oggi?
Ne sono sempre più convinto: la vera alternativa al nazionalismo è la ripresa di controllo a livello europeo di questioni che sfuggono completamente agli stati nazionali. ‘Take back control’, dicono i brexiters: la domanda è giustissima ma la loro risposta è sbagliata e va contro la storia oltre che contro i loro veri interessi. La risposta giusta è quella di costruire un’Europa federale che possa veramente riprendere il controllo sul digitale, sulla finanza, che possa costruire una politica di difesa veramente integrata e possa spingere l’Europa ad essere attore di politica internazionale almeno sulle questioni vitali. Il federalismo significa un’Europa sovrana e democratica e resta l’unico approccio che può anche permettere di restituire delle competenze ai territori, alla società civile, alle regioni, in una fase storica in cui forse l’europa deve fare meno alcune cose ma più politica di immigrazione, politica estera, di lotta al cambiamento climatico, sull’intelligenza artificiale: tutte questioni che giustificano la nostra proposta federalista, radicalmente alternativa al neonazionalismo.