Mobilitare "almeno 1.000 miliardi di euro di investimenti in 10 anni" per trasformare l'Europa nel primo continente 'neutrale' dal punto di vista climatico entro il 2050. Questo l'obiettivo della Commissione Ue che oggi ha presentato a Strasburgo il piano di investimenti per il Green Deal europeo.
Il bilancio europeo contribuirà per circa metà della cifra, ha detto il vice presidente della commissione, Valdis Dombrovskis, e i fondi messi a disposizione dalla Ue serviranno "da leva per favorire ulteriori investimenti". Con Invest Europe, lo schema per gli investimenti gestito dal commissario italiano, Paolo Gentiloni, saranno mobilitati circa 279 miliardi di euro di fondi pubblici e privati per investimenti favorevoli al clima e all'ambiente. Il cofinanziamento nazionale per progetti verdi inoltre potrà contare su 140 miliardi di euro.
Today we will announce the European Green Deal Investment Plan and the Just Transition Mechanism.
— European Commission (@EU_Commission) January 14, 2020
They will pave the way for Europe becoming the first climate-neutral continent while ensuring that no one is left behind in this transition.
Stay tuned. #EUGreenDeal pic.twitter.com/jci5gJAB3Z
Per aiutare il passaggio dei paesi più dipendenti da economie legate al carbone ("dai minatori di carbone delle Asturie, ai raccoglitori di torba delle Midlands irlandesi") la Ue, attraverso il 'Just transition fund', il meccanismo per una transizione giusta, metterà sul piatto 7,5 miliardi di risorse 'fresche', parte delle quali, ha detto lo stesso Gentiloni, potranno essere utilizzate anche per l'ex Ilva di Taranto.
All'Italia andranno "centinaia di milioni", ha aggiunto Gentiloni, "ma credo che dobbiamo avere tutti chiaro che il problema è di innescare un meccanismo virtuoso. Se pensiamo che soltanto con i denari aggiuntivi di questi 7,5 miliardi noi risolviamo i problemi della transizione ambientale credo che faremo un grave errore".
"In realtà quando parliamo dei mille miliardi, non dei 7,5, parliamo della necessità di mobilitare oltre alle risorse pubbliche europee, le risorse pubbliche degli Stati membri e gli investimenti privati. Solo con 7 miliardi e mezzo per la 'giusta transizione' non ce la faremmo, per questo serve mobilitare oltre alle risorse Ue anche quelle degli Stati e gli investimenti privati: c'è la possibilità di farlo nelle condizioni attuali, con il costo del denaro basso e se ci sono gli obiettivi chiari, una regolazione diversa sugli aiuti di Stato, penso che abbiamo una grandissima possibilità di mobilitare molti miliardi', ha aggiunto.
We need an additional €260 billion a year to meet the 2030 climate goals. As well as funding, we're putting forward conditions to enable public authorities and private operators to invest sustainably. Clear rules are a powerful incentive.
— Valdis Dombrovskis (@VDombrovskis) January 14, 2020
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Il meccanismo per la transizione giusta sarà composto da tre pilastri, ha aggiunto il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans: il primo è lo stanziamento di 7,5 miliardi di euro di "denaro fresco" che puo' generare da 30 a 50 miliardi di investimenti "a sostegno dei lavoratori, delle imprese e delle energie pulite.
In secondo luogo un "accesso dedicato per il programma di investimento europeo" che dovrebbe mobilitare investimenti privati per 450 miliardi di euro per aiutare le regioni a attrarre nuove imprese sostenibili e sostituire quelle che inquinano e infine "prestiti speciali della Banca europea degli investimenti sostenuti dal bilancio Ue per sostenere autorità locali, regioni e agenzie pubbliche per finanziare programmi ecologici come aiutare le persone a isolare le loro case".
Il piano della Commissione dovrà adesso essere discusso e approvato da Parlamento europeo, anche se il vero scoglio da superare sarà quello dell'accordo tra gli Stati membri: oltre ai dubbi dei paesi più esposti al passaggio dal carbone alle energie verdi, Polonia in testa, rimane il dibattito se inserire o meno l'energia nucleare tra le energie 'pulite'.
La Francia spinge in questo senso, così come Repubblica ceca e l'Ungheria, che difendono il nucleare come parte del loro mix energetico. Ma altri stati membri, come Lussemburgo e Austria, sono nettamente contrari.