Scene dell'orrore all’edizione 2019 del "Gadhimai Mela", celebrazione rituale a prevalenza di fedeli indiani che si svolge ogni cinque anni nel villaggio nepalese di Bariyarpur, al confine con l'India, ma quest’anno un numero record di animali è stato salvato dalla carneficina. Merito della lotta senza sosta di associazioni ambientaliste locali ed internazionali.
Durante tre giorni, tra canti e preghiere, nel villaggio nepalese di Bariyarpur, al confine con l'India, una folla di fedeli ha preso parte alla celebrazione rituale in onore della dea indù del potere: il "Gadhimai Mela". Come di consueto ogni cinque anni, i presenti hanno assistito a scene strazianti di migliaia di animali rimasti vittime di una morte lenta e dolorosa: gli sciamani procedono all’offerta del loro sangue, prelevato in cinque punti del corpo.
Attivisti di Humane Society International (Hsi) e di altre associazioni, tra cui Animal Equity, sono stati testimoni della più grande mattanza al mondo, contro la quale lottano da anni. Nei loro video immagini shock di bufale decapitate – in tutto sono state 3500 – oltre a capre, pecore, ratti, piccioni e pollami sacrificati in modo brutale. Ma quest’anno sono riusciti a salvare un numero record di animali, puntando in prospettiva alla cancellazione della manifestazione. Grazie all’impegno congiunto di queste organizzazioni, di gruppi di fede, di esponenti della società civile e animalisti locali, diverse migliaia di animali in meno rispetto all’edizione di 5 anni fa hanno varcato il confine tra India e Bangladesh, scampando così al sacrificio.
E prima del lancio del festival esponenti della sezione indiana di Humane Society International si sono intrattenuti con il capo sacerdote del tempio di Gadhimai, Mangal Chowdhury, chiedendo fino all'ultimo di bloccare il sacrificio, ma si è rifiutato. In passato aveva promesso di cancellare l'edizione successiva, ma alla fine ha desistito dall’impegno preso.
All’alba del 3 dicembre, nel cortile del Tempio è cominciato l’orrore, denunciato dagli ambientalisti: “Giovani bufale ammassate che muggivano nel vedere le proprie madri decapitate, altre che crollavano per stanchezza, malattia e stress mentre i fedeli stavano celebrando la loro morte” ha riferito Hsi al sito Totally Vegan Buzz.
Nel 2009 furono uccisi 500 mila animali tra bufale, pecore, piccioni e altre specie. Grazie alle proteste e alle battaglie degli ambientalisti nel 2014 le vittime furono 30 mila e quest’anno il numero è ulteriormente diminuito.
Un risultato significativo frutto di serrate campagne di sensibilizzazione pubbliche svolte in Nepal e soprattutto in India, per spingere i devoti a non trasportare animali oltre confine. Una strategia che ha funzionato. Tuttavia il festival Gadhimai è stato celebrato nonostante un bando emesso nel 2015 da autorità religiose, che la Corte suprema del Nepal ha trasmesso alle autorità locali.
“La sofferenza di questi animali è così sconvolgente. Arrivano esausti dopo un lungo viaggio, sono ammassati di fronte ad una folla che abbaia e devono assistere all’uccisione di altri animali, decapitati uno ad uno” ha raccontato il direttore di Humane Society International India, Alokparna Sengupta.
“Non c’è alcuna giustificazione a questa uccisione di massa. Assistere a queste scene ti spezza davvero il cuore, tenuto conto che il Tempio avrebbe potuto e dovuto mantenere la promessa di salvare questi animali” ha sottolineato l’attivista nepalese Tanuja Basnet, deplorando, inoltre, che “tutto ciò lede la reputazione internazionale del Nepal”. Ora chiede al governo di vietare per legge il sacrificio degli animali. “Speriamo che questa sia l’ultima volta che assistiamo a tali orrori a Gadhimai” ha auspicato Basnet.
Nella battaglia contro la carneficina di Gadhimai Mela è entrata anche la Corte suprema del Nepal con comunicazioni rivolte a amministrazioni locali, invitandole a ridurre il numero di animali sacrificati. Diversi ministeri hanno fatto pubblicare appelli e notizie sui media nepalesi per scoraggiare la mattanza mentre gli attivisti hanno diffuso decine di appelli radiofonici. E ora tutti sperano che l’edizione 2024 venga cancellata.
La leggenda afferma che i primi sacrifici compiuti a Bariyarpur risalgono a diversi secoli fa, quando la dea Gadhimai apparve in sogno a un prigioniero, e gli chiese di costruire un tempio per lei. Secondo altre fonti furono celebrati circa 260 anni fa, quando Bhagwan Chaudhary, proprietario terriero locale, pensò che i suoi problemi sarebbero stati risolti se avesse dato il proprio sangue alla dea del potere.