Il conservatore ed europeista Klaus Iohannis è stato rieletto presidente in Romania. Candidato del partito nazionale liberale (Pnl) del premier Ludovic Orban, il 60enne Iohannis ha vinto al ballottaggio doppiando nei consensi la sfidante del Psd ed ex primo ministro Viorica Dancila. Iohannis ha corso per la rielezione descrivendosi come un "un vigile del fuoco che ha impedito alla Romania di collassare".
Ex professore di fisica, noto anche come "il tedesco" per le sue origini, ha promesso di combattere la corruzione, ha sostenuto le proteste a favore della democrazia e ha rivendicato la necessità di un più accentuato atlantismo. E' appoggiato dal presidente Donald Trump che lo ha ricevuto due volte alla Casa Bianca durante il suo primo mandato.
I critici lo accusano di mancanza di carisma e d non essere un bravo oratore. Ha rifiutato di dibattere con la sfidante durante la campagna elettorale.
"Oggi ha vinto una Romania moderna, europea e normale", "prometto di essere il presidente di tutti", ha detto Iohannis commentando la vittoria. Prima di diventare presidente, è stato sindaco di Sibiu, sua citta' natale in Romania. Per il partito social democratico, con la Dancila intorno al 35%, si è trattato del peggior risultato dalla caduta del comunismo nel 1989.
Iohannis ha fatto del rispetto dello stato di diritto e della lotta alla corruzione un pilastro della sua campagna elettorale, ricalcando le orme dall'attivista anti-corruzione Zuzana Caputova, eletta presidente della Slovacchia a marzo. La eventuale riconferma di Iohannis viene posta nell'ambito della più vasta controffensiva nei confronti di nazionalismo e populismo, in questa parte di Europa.
In Ungheria, il premier nazionalista Viktor Orban ha subìto una cocente sconfitta alle municipali di Budapest, il mese scorso, dove il sindaco uscente da lui sostenuto, Istvan Tarlos, ha perso contro il candidato di tutte le opposizioni unite, il verde Gergely Karacsony. Mentre il nazionalismo è meno presente in Romania, rispetto alle vicine Polonia e Ungheria, il Psd ha provato, nei suoi anni di governo, a dipingere gli scontri con le istituzioni europee come la prova che il partito si batteva per gli interessi del popolo. Ma alle europee di maggio, gli elettori hanno dato un chiaro segnale europeista, punendo quello che allora era il partito di governo.