La procura ha aperto un'inchiesta per presunto omicidio, in relazione alla morte della fotografa cilena Albertina Martìnez Burgos, diventata famosa per i suoi scatti delle proteste di queste settimane contro il presidente Sebastian Pinera. La donna, 38 anni, è stata trovata senza vita nella sua abitazione al centro di Santiago del Cile, giovedì scorso.
La polizia ha trovato macchie di sangue in diverse zone dell'appartamento di Albertina, il cui corpo presentava delle ferite da arma da taglio. Lo riportano i media locali, ricordando che la donna, attivista femminista, lavorava per l'emittente Megavisiòn e come fotografa freelance.
La famiglia della donna ha chiesto cautela e ha tenuto a sottolineare che Bety - il diminutivo con cui la chiamavano amici e parenti - "non partecipava in modo attivo" al movimento di protesta. Inizialmente, alcuni media avevano raccontato che la fotografa stava documentando la repressione dei manifestanti e gli abusi commessi dai 'Carabineros' sulle donne.
Il procuratore Debora Quintana ha dichiarato che si sta "chiaramente indagando per presunto omicidio, ma si aspetta ancora l'esito dell'autopsia". Il movimento femminista 'Ni Una Menos' (Non una di meno) in Cile ha chiesto sui social che venga fatta chiarezza sulle circostanze della morte della donna e ha denunciato che il computer e la macchina fotografica di Albertina non erano nel suo appartamento, quando e' stata trovata cadavere. La morte di Albertina Martìnez Burgos in Cile segue quella di Daniela Carrasco, conosciuta anche come 'el mimo', diventata uno dei volti delle proteste. La donna era stata trovata impiccata a una recinzione alla periferia di Santiago, in circostanze sospette.