Migliaia di persone si sono riunite, venerdì sera, davanti all'Auberge de Castille, l'ufficio del primo ministro di Malta Joseph Muscat a La Valletta, per rinnovare la richiesta delle sue dimissioni in relazione alle interferenze politiche nel caso dell'omicidio della giornalista d'inchiesta Dafne Caruana Galizia.
Lo riporta il quotidiano Times of Malta, ricordando che una protesta simile si era svolta mercoledì, subito dopo l'arresto - in relazione all'assassinio - del potente uomo d'affari Yorgen Fenech, legato ai piani alti del potere politico. La tesi è che l'uomo sia stato il collegamento tra il mandante dell'omicidio e gli uomini che hanno reperito l'esplosivo e lo hanno poi materialmente fatto detonare, uccidendo la donna. All'uomo è stata offerta una "grazia condizionata" all'effettiva conferma, in tribunale, delle prove fornite dall'uomo sull'omicidio. Meno di 24 ore dopo, l'operazione della polizia che ha bloccato Fenech.
La manifestazione è stata promossa da gruppi della società civile, come Repubblika, Occupy Justice e il blogger Manuel Delia, il quale ha denunciato che mentre appare vicina la giustizia per la morte di Dafne, questa stessa giustizia è stata ritardata dalle interferenze politiche e dalle autorità.
Gli organizzatori delle proteste insistono sul fatto che il premier deve prendersi la responsabilità politica del fatto che "se avesse rimosso in tempo il suo capo staff, Keith Schembri, e il ministro del Turismo, Konrad Mizzi, Daphne Caruana Galizia sarebbe ancora viva".
Fenech è a capo di 17 Black, una società fantasma registrata a Dubai che - secondo quanto scoperto dalla reporter uccisa - avrebbe dovuto fare dei pagamenti per oltre 1,5 milioni di euro a delle società offshore a Panama di proprietà proprio di Schembri e Mizzi, allora ministro dell'Energia. "Per proteggere i suoi amici", accusano i manifestanti, "Muscat ha soffocato lo stato di diritto, ha permesso di seminare impunità e ora Malta raccoglie violenza".