Sei ricercatori iraniani, che si occupano di tracciare ghepardi, leopardi e altri animali selvatici a rischio, sono stati condannati a una reclusione che va dai 6 ai 10 anni con l’accusa di “spionaggio per i Paesi stranieri”. Lo riferisce l’agenzia Reuters, secondo cui il gruppo, che fa parte della Persian Wildlife Heritage Foundation, era stato arrestato nel gennaio del 2018. In manette era finito anche il direttore della Fondazione, Kavous Seyed-Emami, che secondo fonti giudiziarie, sarebbe morto suicida in cella. Ma la famiglia ha fatto richiesta per una indagine indipendente.
Dura la sentenza per i sei esperti: Niloufar Bayani e Morad Tahbaz dovranno scontare in carcere 10 anni; Taher Ghadirian e Hooman Jokar sei anni; Amirhossein Khaleghi e Sepideh Kashani sono stati condannati entrambi a 6 anni di reclusione. Per Sam Rajabi e Alireza Kohpayeh, il verdetto sarà comunicato ai rispettivi legali la prossima settimana.
I sei erano stati arrestati dall’ala dell’intelligence del Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica con l’accusa di servirsi dell'organizzazione per la conservazione delle specie selvatiche come copertura per svolgere spionaggio militare. I ricercatori facevano uso di telecamere per monitorare le specie in pericolo, tra cui figurano il ghepardo asiatico e il leopardo persiano. L'uso di telecamere per tracciare le specie in via di estinzione è molto comune.
Secondo l’ONG per i diritti umani, Amnesty International, ci sono prove che gli inquirenti hanno sottoposto gli ambientalisti a torture e ad altri maltrattamenti per estorcere loro confessioni.