Riconoscimento del genocidio armeno e sanzioni: dopo l'offensiva di Ankara nel nord della Siria, gli Usa mettono in guardia la Turchia. Erevan esulta e parla di "passo storico", ma Ankara replica con rabbia: il ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore americano e il presidente, Recep Tayyip Erdogan, lascia capire che potrebbe rifiutarsi di andare a Washington alla Casa Bianca da Donald Trump.
Il riconoscimento del genocidio armeno da parte della Camera dei Rappresentanti americana è una vittoria morale per Erevan ed è una secchiata d'acqua fredda per Ankara, il partner ribelle della Nato, che Washington fatica a rimettere in riga. Il voto è arrivato pochi minuti dopo prima che la Camera approvasse sanzioni contro la Turchia per la sua offensiva contro le milizie curde Protezione Unità Popolare (YPG) nel nord-est della Siria.
La risoluzione era stata presentata all'inizio dell'anno ma il 'via libera' è stato ritardato per mesi e ha coinciso con la nuova escalation di tensione tra Usa e Turchia. La Camera ha riconosciuto formalmente il "genocidio armeno" a stragrande maggioranza (405 sì su 435 voti, con solo 11 contrari). Anche le sanzioni sono state approvate con 403 sì e soli 11 no e ora passano al Senato. Il genocidio armeno è riconosciuto da una trentina di Paesi, tra cui l'Italia.
Ankara ha subito "respinto" la risoluzione, bollata come una decisione "ad uso interno, priva di qualunque base storica e giuridica". La Turchia ha sempre negato che si possa parlare di genocidio per le deportazioni ed eliminazioni di armeni perpetrate dall'impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che secondo alcune stime avrebbero causato fino a un milione e mezzo di morti. "è un passo politico insignificante", ha affermato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, "indirizzato solo alla lobby armena e ai gruppi anti-Turchia".
Nel 2017, subito dopo l'insediamento alla Casa Bianca, Trump aveva definito il massacro degli armeni nel 2015 "una delle peggiori atrocità di massa del XX secolo" ma aveva evitato di usare il termine genocidio. Il suo predecessore Barack Obama in campagna elettorale si era impegnato a riconoscere il genocidio armeno ma poi non lo aveva fatto.
Ora ha preso in mano la situazione Capitol Hill, che si ritrova in una rara intesa bipartisan proprio mentre si apre la battaglia sull'impeachment. Ed è significativo anche che Trump non abbia fatto nulla per bloccarla. Ankara però non ci sta ed Erdogan, fa capire che potrebbe anche non andare a Washington: ha detto di essere "ancora indeciso" se andare negli Stati Uniti, dove il 13 novembre prossimo è in programma l'incontro con Trump.
Adesso resta da capire se la decisione dei deputati americani puo' essere un passo ulteriore verso l'isolamento della Turchia nel panorama geopolitico, dopo che l'operazione in Siria gli ha attirato le critiche dell'Occidente e approfondito la frattura con i Paesi del Golfo (ad eccezione del Qatar).