In Iraq tornano le proteste anti-governative e si tornano a contare i morti: almeno 41 persone hanno perso la vita e oltre 2 mila sono rimaste ferite negli scontri con le forze di sicurezza in tutto il Paese, dopo che a decine di migliaia erano scesi in piazza contro la corruzione e la disoccupazione e per chiedere una riforma del sistema politico. Il bilancio si aggiunge ai 157 morti nella repressione di una precedente protesta a inizio ottobre.
Gli attivisti avevano esortato gli iracheni a tornare in piazza questo venerdì, primo anniversario del governo del premier Adel Abdel Mahdi. I raduni sono iniziati nelle prime ore della mattina, con centinaia riuniti nell'iconica piazza Tahrir della capitale già giovedì sera.
Dopo la preghiera di mezzogiorno molti hanno attraversato il ponte per radunarsi vicino alla Green Zone di Baghdad, che ospita uffici governativi e ambasciate straniere, ma le forze di sicurezza hanno usato i gas lacrimogeni per respingerli. "Due manifestanti sono morti, colpiti alla testa o al viso da bombe di gas lacrimogeni", ha dichiarato Ali Bayati, membro della Commissione irachena per i diritti umani. I feriti erano oltre un centinaio, ma poi il bilancio delle vittime si è aggravato fino ad arrivare a fine giornata a 21.
Nella città meridionale di Amarah, cinque manifestanti sono stati uccisi mentre cercavano di assaltare il quartier generale della potente fazione armata di Asaib Ahl al-Haq, hanno riferito medici e fonti di sicurezza. E nella vicina Nassiriya, altri cinque manifestanti sono stati uccisi e 18 feriti. Migliaia di persone si erano radunate qui nel pomeriggio, e hanno fuoco al quartier generale provinciale del governo. Stessa sorte per una decina di altri edifici pubblici in tutto il Sud: almeno due manifestanti sono morti per le ustioni subite mentre davano alle fiamme un ufficio.
Altri 11 manifestanti sono morti mentre appiccavano il fuoco al quartier generale di una potente fazione armata nella città di Diwaniya, nel sud del Paese.