Sottratto dai nazisti nel 1933 ad una famiglia ebrea, il dipinto "Inverno" dell'artista americana Gari Melchers è riemerso adesso in un museo nello Stato di New York. A quanto scrive oggi lo Spiegel, è stata l'Fbi a scoprire l'opera d'arte al Museum Arkell, che si trova nella cittadina di Canajoharie, non lontana da Albany. Il ritrovamento del quadro è legato ad una vasta operazione internazionale volta a ritrovare le opere d'arte sottratte dai nazisti prima e durante la Seconda guerra mondiale. A quanto scrive il settimanale di Amburgo, fu l'editore e filantropo tedesco Rudolf Mosse ad acquistare il dipinto nel 1900 alla Grande esposizione d'arte di Berlino.
Dopo la fuga di alcuni suoi membri in seguito alla presa di potere di Hitler nel 1933, le autorità del Terzo Reich sequestrarono la collezione della famiglia ebraica, che peraltro aveva anche rapporti con un giornale critico nei confronti del regime nazista, il "Berliner Tageblatt". L'anno successivo il quadro fu acquistato presso una galleria newyorkese dall'imprenditore Bartlett Arkell, che l'incluse nella propria collezione, poi confluita nel museo che porta il suo nome.
Non è chiaro come l'opera finì dai nazisti alla galleria della Grande Mela, ma è noto che i gerarchi del Terzo Reich - con la mediazione di mercanti d'arte come il controverso Hildebrand Gurlitt - piazzarono molte opere sul mercato internazionale. La direttrice del museo Arkell, Suzan D. Friedlaender, si è detta "naturalmente sconvolta" dinanzi alla scoperta della storia di "Inverno", annunciando di rinunciare a tutti i diritti ad esso legati. Finché non sarà restituito alla famiglia Mosse, aggiunge lo Spiegel, il quadro sarà conservato presso gli uffici dell'Fbi ad Albany.
Nel 2018 gli Usa e la Germania hanno sottoscritto a Berlino, nel corso di una conferenza internazionale, una dichiarazione comune volta dare una svolta al recupero delle opere d'arte trafugate dai nazisti, il cui obiettivo è quello di permettere la situazione "laddove sia possibile" agli eredi dei proprietari originari. Altrimenti, si tratta di trovare delle "soluzione giuste ed eque".
Alla conferenza berlinese dell'anno scorso, la Germania confermo' il suo impegno e la sua "responsabilità permanente" per quel che riguarda il complesso processo della restituzione dell'opere d'arte trafugate dai nazisti, come nell'occasione venne ribadito dalla ministra per la cultura di Berlino Monika Gruetters. La conferenza fu organizzata a esattamente vent'anni dai cosiddetti "Principi di Washington", quando per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale fu ratificato un impegno a livello internazionale per fare luce sui crimini compiuti dai nazisti anche nel campo dell'arte, durante prima e durante il secondo conflitto mondiale, quando in tutta Europa i gerarchi di Hitler fecero razzia di decine di migliaia di opere sottratte prevalentemente a famiglie ebraiche, ma non solo
Allora, nel 1998, l'iniziativa voluta da Madeleine Albright era volta a trovare appunto "soluzioni eque" per le vittime e i parenti di coloro che erano stati depredati. Oggi quell'impegno viene rinnovato, con tanto di dichiarazione congiunta sottoscritta da Stati Uniti e Germania. Il tema e' tutt'altro che semplice: si calcola che sono oltre 600 mila le opere d'arte sottratte, sottratte con la forza o con il ricatto a collezionisti, commercianti e famiglie ebree e che oggi si trovano nei musei di tutto il mondo.