I combattenti curdi hanno lasciato la città siriana di Ras al-Ain, assediata dalle forze turche, ritiro che dovrebbe accelerare la loro partenza da un'area di 32 chilometri di distanza dal confine con la Turchia, che era la principale condizione della tregua negoziata da Washington. Annunciato giovedì, l'accordo prevede la sospensione per 120 ore dell'offensiva lanciata il 9 ottobre dalla Turchia per consentire il ritiro dei combattenti curdi dalle zone di confine nel nord della Siria.
Oltre a questo ritiro, l'accordo prevede la creazione di una "zona di sicurezza" profonda 32 chilometri per separare la Turchia dai territori detenuti dalla milizia curda delle Unità di protezione del popolo (YPG). La lunghezza di questa striscia, che il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan vuole che sia di circa 450 chilometri, resta da definire.
Nella giornata di ieri, un convoglio che trasportava feriti, resti e combattenti delle forze siro-democratiche siriane (Fds) dominate dallo YPG ha lasciato Ras al-Ain. L'Fds e la Turchia hanno confermato il ritiro totale dei combattenti curdi dalla città. Piu' di 50 veicoli, comprese le ambulanze, hanno lasciato il centro abitato che fungeva da linea di demarcazione.
L'Osservatorio siriano per i diritti umani aveva precedentemente riferito che i resti di 28 combattenti Fds e 13 civili si trovavano in ospedale o in cimiteri temporanei. "Un convoglio di circa 55 veicoli è entrato in Ras al-Ain e un convoglio di 86 veicoli è partito per Tal Tamr", ha detto il ministero della Difesa turco.
La soddisfazione della Casa Bianca
La tregua negoziata da Washington nel nord-est della Siria sta "reggendo", ha detto Donald Trump in un tweet citando il suo ministro della difesa Mark Esper. "Il cessate il fuoco resiste molto bene. Ci sono stati alcuni scontri minori che si sono conclusi rapidamente. I curdi si stanno reinsediando in nuove aree", ha detto Esper, citato dal presidente degli Stati Uniti. Annunciata giovedì, la tregua negoziata da Washington prevede il ritiro delle forze curde da una regione confinante con la Turchia in cambio della cessazione dell'offensiva turca lanciata contro di loro il 9 ottobre.
Da parte sua, intervistato dalla tv Abc, il capo della diplomazia americana Mike Pompeo ha detto di essere "ottimista" sulla situazione in Siria. "C'è relativamente poco combattimento, qualche sporadico fuoco di armi leggere, uno o due colpi di mortaio", ha detto. Pompeo ha respinto le accuse secondo cui l'accordo che lui e il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pense hanno negoziato con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan fosse ampiamente redditizio ad Ankara. "È stata una negoziazione difficile", ha detto Pompeo. "Siamo riusciti a raggiungere il risultato che ci ha chiesto il presidente Trump".
Anche le truppe americane hanno lasciato la loro più grande base nel nord della Siria, in attuazione del ritiro di circa mille soldati dalla regione annunciato da Washington. Oltre settanta mezzi corazzati con bandiera americana ed equipaggiamento militare, scortati da elicotteri, hanno percorso la strada internazionale che attraversa la città di Tal Tamr. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, il convoglio si e' ritirato dalla base di Sarrine vicino alla città di Kobane e si è diretto verso la provincia di Hassaké piu' a Est.
“The ceasefire is holding up very nicely. There are some minor skirmishes that have ended quickly. New areas being resettled with Kurds. U.S. soldiers are not in combat or ceasefire zone. We have secured the Oil.” Mark Esper, Secretary of Defense. Ending endless wars!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) October 20, 2019
Lo sguardo all'incontro tra Erdogan e Putin
Il commento della Casa Bianca arriva dopo che turchi e curdi siriani si erano accusati reciprocamente di aver violato il cessate il fuoco concordato. Un clima alimentato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha minacciato di "schiacciare le teste" dei curdi se non si ritirano dal confine. E ha ricordato che martedì scade il termine di 120 ore concesso alle milizie curde per ritirarsi dalla striscia di 30 chilometri dal confine turco, dove Ankara vuole creare una "zona di sicurezza".
Adesso l'attesa è concentrata sulla giornata di martedì quando a Sochi si incontreranno Erdogan e il leader del Cremlino, Vladimir Putin. Ankara spera di definire con la Russia altri dettagli sulla "zona di sicurezza", in particolare vuole garantire la presenza turca in aree in cui al momento sono schierate forze fedeli al regime di Bashar al Assad, sostenute da Mosca.
Dopo l'accordo siglato con le milizie curde per frenare l'avanzata dell'esercito turco, le forze di Damasco si sono schierate una settimana fa in alcune aree ad Est del fiume Eufrate e che erano detenute dai curdi, Kobane e Manbij. "Le forze del regime sono presenti in alcune aree dell'operazione antiterroristica turca. Discuterò la questione con Putin", ha preannunciato il 'sultano'. E ha avvertito che la Turchia continuerà "con i suoi piani" se l'obiettivo di espellere le milizie curde non dovesse essere raggiunto.